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Immagine del redattoreJessi Kume

È emergenza signori!



Il governo ha deliberato lo stato di emergenza per i migranti su tutto il territorio nazionale.


Dopo i numeri emergenziali delle stragi in mare e le condizioni di sfruttamento in cui vertono le persone migranti sul territorio nazionale, finalmente si cambia rotta. Con gli hotspot al collasso si decide di ampliare e rafforzare l’accoglienza. Le famiglie migranti potranno prendere fiato dopo i traumi psicologici e fisici dei campi libici, il viaggio in mare o le torture sulle rotte balcaniche. Lo potranno fare in dignitose strutture apposite e non nel centro isolato fuori dal mondo che è il CPA di Lampedusa. Una grande conquista, dove lo Stato accoglie e accompagna. Una presa di responsabilità dopo tutti gli anni in cui ci siamo resi conto che il sistema così com’è non funziona.


E invece no. Sappiamo che la visione del governo è ben lontana da tutto questo. Anzi, finalmente possono prendere i tanto agognati poteri straordinari sull’ immigrazione che casualmente arrivano dopo le critiche e i ritardi sui fondi del PNRR.


Stato di emergenza significa questo: poteri straordinari. Il governo potrà emanare ordinanze derogando alle norme in vigore. Vengono quindi snellite le procedure di approvazione di leggi e di decreti.


Meloni, che fino a poco tempo evocava senza battere ciglio la morte delle persone migranti nel Mediterraneo, ora recita la parte della madre caritatevole che mette in atto azioni più veloci per le strutture di accoglienza. Attenzione però! Questo è sempre il governo del “chi ha diritto di rimanere, rimane”. Parliamone. Innanzitutto vige la becera divisione tra rifugiato “ buono” e migrante economico “cattivo”. Come se la fame non fosse una minaccia per la vita. Come se un genitore che vuole il meglio per i propri figli ha meno diritto a volerlo se proveniente dal sud globale.


Inoltre, prima di dichiarare lo stato di emergenza è stato intaccato lo strumento della protezione internazionale. La Nigeria passa tra i paesi sicuri. Sì, anche le zone di Boko Haram. Tra i paesi sicuri c’è anche l’Uganda con la legge uccidi gay. Non solo ma il 18 aprile si discuterà il decreto Piantedosi che spinge verso un ritorno a pieno regime dei Decreto Sicurezza di Salvini, che aboliva proprio la protezione internazionale.


Questo vuol dire che saranno veramente pochi coloro che avranno “diritto di rimanere”. Senza contare chi al momento risiede regolarmente in Italia e si vedrà togliere lo status di regolarità da un giorno all’altro.


Più reale quindi il secondo fronte di intervento. L’aumento dei CPR. Uno per regione. Lo stato emergenziale potrà essere usato per velocizzare i rimpatri con espulsioni facili. Sarà quindi molto più probabile che tali rimpatri (o respingimenti se vogliamo) avvengano con poca attenzione sul reale stato di necessità della persona.


Insomma, vedremo come saranno impiegati questi straordinari poteri, quali i mezzi e quale il fine, chi avrà il diritto di rimanere e chi verrà lasciato fuori cercando di raggiungere -senza mai toccare- l’idea di libertà, giustizia e dignità umana.

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