top of page
  • Immagine del redattore Paolo Cosseddu

Loro


Se, in questi giorni in cui l’argomento è stato dominante, qualcuno fosse preso dalla curiosità di recuperare Loro, il film di Paolo Sorrentino uscito nel 2018 e dedicato al Berlusconi penultimo, quello che stava per essere travolto dall’affare bunga bunga, scoprirebbe che è meno semplice di quanto si potrebbe immaginare. Certo, non è il film più riuscito di Sorrentino, forse nemmeno tra i primi cinque, c’è Servillo sempre molto bravo ma oggettivamente non proprio il primo che verrebbe in mente per interpretare un brianzolo, ma è comunque l’opera di un regista italiano premio Oscar, vederlo non dovrebbe essere troppo difficile. E invece si fa fatica a trovarlo tra i vari servizi di streaming, né le piattaforme sembrano aver pensato che poteva essere il momento buono per accaparrarselo, nel mare di roba che infilano nelle proprie offerte. Forse lo spettatore potrebbe con gesto retrò ripescare dalla soffitta il vecchio lettore bluray e acquistare il film su supporto fisico come si faceva una volta, ma allora scoprirebbe che è reperibile solo nelle edizioni straniere, francese, tedesca, inglese, e soltanto nella versione accorciata di 50 minuti e riunita in un capitolo unico invece che divisa nei due originali. Come mai? Non si sa, dopotutto si tratta di un’opera che scatenò meno anatemi di quanti seguirono lavorazione e uscita de Il caimano di Nanni Moretti, anni prima. Mistero.


Forse perché tra mille possibili motivi - processi, leggi ad personam, un Paese portato quasi al default, collusioni, evasione fiscale, compravendita di parlamentari e così via - che potevano portare l’uomo alla caduta da cui poi davvero non si è ripreso, quello definitivo è stato alla fine il suo patologico interesse per le donne, chiamiamolo così, e questo del ragnarok di Berlusconi è stato l’argomento su cui si è girato più intorno nel fiume di ore e ore di speciali che tutte le reti hanno dedicato alla sua morte. Sorrentino, invece, lo mette al centro della trama, e se era riuscito a estetizzare persino Andreotti figuriamoci cosa poteva fare in scene comprendenti torme di ragazze giovani, belle, ammiccanti e poco vestite. Ma all’utenza media, almeno al momento, quest’esperienza è negata, peccato, e non resta allora che riflettere, se non sulle ricostruzioni, almeno sull’immaginario, magari chiedendosi in particolare se mai assisteremo - nel caso fossimo ancora vivi -, tra vent’anni, a film altrettanto epici, nella loro decadenza, dedicati agli attuali protagonisti della vita politica di questo Paese. Film d’autore su Giorgia Meloni o su Matteo Salvini, per dire, sembrano improbabili, non solo per questioni di stile - lei è coatta, lui cialtrone, ma nemmeno Silvio scherzava in merito - ma perché manca proprio l’elemento epico di cui sopra. Ed è per questo che, di riflesso, tutti i ragionamenti in corso da parte dei suoi sodali sulla sua eredità sembrano non tenere in debita considerazione l’impatto devastante del fenomeno di cui pure hanno fatto parte. Anche lasciando perdere i parallelismi (già ampiamente esplorati) con Succession, di cui queste lunghe esequie rappresentano la versione spaghetti, fa sorridere leggere di un patto nientemeno che “di ferro” tra Giorgia e Marina per tenere al sicuro la maggioranza di governo da eventuali smottamenti, “almeno fino alle europee”. Per ragioni molto semplici, e che hanno a che fare con la natura stessa dell’eredità di cui discutono e che fingono di ignorare. Se infatti è vero che Berlusconi ha forgiato il suo vasto universo a sua immagine e somiglianza, come sostengono, allora di certo non l’ha fatto scegliendo uomini e donne caratterizzati dalla loro capacità di mettere l’interesse della comunità di cui fanno parte (figuriamoci quello del Paese) di fronte al proprio, ecco.


A dispetto delle distorsioni provocate dalla legge elettorale, in una delle due Camere la maggioranza regge su numeri piuttosto ballerini, e proprio alle prossime evocate elezioni europee il timore è che Forza Italia scenda sotto il quorum necessario a eleggere qualcuno. Inoltre, c’è almeno una forza politica (inizia con Matteo e finisce con Renzi) ardentemente disponibile a promettere future candidature sicure agli eventuali transfughi. Cosa mai faranno, i fu-berluscones, di fronte alla prospettiva di veder demolito lo status quo che gli era stato concesso? Molto probabilmente, ciò che erano stati addestrati a farsi, ovvero i cazzi loro - il che forse alla fine dà un nuovo senso al titolo scelto da Sorrentino per il suo film - e non è affatto detto che coincidano con quelli di questo esecutivo. Potrebbe essere il piano finale di Berlusconi, la granata senza la linguetta lasciata sotto al corpo, che esplode quando viene rivoltato, la vendetta post mortem di un uomo che era stato messo da parte e non può perdonarlo a nessuno, di sicuro non a coloro di cui ha fatto le fortune. Après moi, le déluge: questa sì, che sarebbe un’eredità degna di lui, ma soprattutto degna di loro.

bottom of page