«Poi mi ha chiesto altri dati, ma io avevo sonno e adesso non ricordo bene. Ricordo quello che mi ha detto: "D'ora in poi tu sei di Baba Hassan e non puoi rivolgerti a un'altra compagnia per comprare un programma per l'Europa. Il tuo prezzo lo deciderà Baba Frassan e, quando lo pagherai, ti dirà quando puoi partire". "Oke," ho risposto. Non gli ho spiegato perché ero venuto in Libia, altrimenti mi avrebbe cacciato, o avrebbe preso un bastone e mi avrebbe rotto le ossa.
Questa è l'abitudine a Sabratha, ogni campo ha il suo stock di migranti e organizza il proprio traffico. E tu, una volta entrato in un campo, sei prigioniero, non puoi imbarcarti con un'altra compagnia.
L'altro giorno, uno di qui mi ha detto che l'Europa dà un sacco di soldi alla Libia perché non lasci partire i migranti, e per questo in Libia ci sono tante carceri piene di gente come me. Io non so se è vero, non capisco molto di politica, ma so cos'è la Libia.
La Libia è una grande prigione, ed è difficile uscirne.»
È una pagina del Fratellino, il libro che Ibrahima Balde ha scritto insieme al giornalista basco Amets Arzallus Antia (in Italia lo pubblica Feltrinelli).
È il racconto della sua vita in viaggio dalla Guinea Conakry all’Europa, alla ricerca del fratello minore, che era scappato da casa per cercare fortuna, senza dare più notizie di sé. Balde decide di partire, attraversa il deserto, incontra difficoltà e pericoli indicibili e alla fine decide di attraversare il mare e di andare in Europa, anche se avrebbe preferito fare il camionista nel suo paese, perché, lo ribadisce più di una volta nel corso del suo racconto, era partito solo per ritrovare il fratellino scomparso.
Nelle parole di Balde si fa spesso riferimento a un «programma»: il programma per l’Europa è quello che i migranti acquistano per attraversare il mare. Lo chiamano così. E noi, pensando a Lampedusa, a Cutro e agli stranieri (per sempre?) che vivono nel nostro Paese, che programma per l’Europa abbiamo, se lo abbiamo ancora? Per noi e per chi all’Europa guarda come luogo del benessere e della speranza, dove trovare una nuova possibilità?
Riusciremo a trovarlo insieme, quel programma, una buona volta, superando la xenofobia e l’ipocrisia che ci accompagnano da decenni?
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