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Immagine del redattoreFranz Foti

Abbiamo visto il dibattito Biden-Trump (così non dovete guardarlo voi)


Questa notte (ora italiana) è andato in onda sulla CNN il primo dibattito in vista delle prossime elezioni presidenziali, che ha visto sfidarsi il Presidente Joe Biden e l'ex presidente Donald Trump.

Ossigeno ha visto interamente, senza skippare e senza mandare avanti veloce nemmeno un minuto, le due ore di questo spettacolo che vi consigliamo francamente di risparmiarvi, le cose importanti da sapere le trovate in questo post.


Una doverosa premessa È parere di chi scrive che i confronti pubblici tra i candidati - soprattutto quando si tratta di persone che corrono per cariche monocratiche in posizioni apicali - sono momenti potenzialmente molto utili all'elettorato, un sano esercizio di democrazia di cui ci sarebbe molto bisogno, MA la formula del dibattito all'americana per come lo conosciamo dai tempi di Kennedy vs Nixon - occasionalmente replicata in Italia - è una forma molto più vicina alle roast battle di YouTube o ai video di dissing su TikTok, che una seria discussione sulle principali questioni nell'agenda politica di un paese.

Dopo le scene francamente imbarazzanti dei dibattiti di 4 anni fa, in cui Trump più che Reagan, Nixon o Bush ricordava un mix tra Tina Cipollari e Hannibal Lecter, va riconosciuto alla CNN lo sforzo di dare un minimo di civiltà all'inevitabile scontro tra i due anziani signori. E per quanto possa essere civile una discussione con Trump, lo è stata. Purtroppo, però, è il format che rende l'esercizio poco utile.

Mi spiego con un esempio: è possibile prendere sul serio una discussione in cui la conduttrice si rivolge ai candidati chiedendo loro di esporre agli elettori la propria SOLUZIONE per il Medio-oriente in DUE minuti? È lecito attendersi una risposta precisa, basata su proposte concrete, riguardo una delle questioni più complesse e controverse della contemporaneità, in 120 secondi? O non sarà piuttosto, quando va bene, una serie di lepidezze condite da slogan e promesse che lasciano il tempo che trovano? Perché quello cui abbiamo assistito stasera è stato questo, e solo nei momenti migliori.

Forse esiste un modo migliore di informare le decisioni delle cittadine e dei cittadini americani.


Ma veniamo al dibattito.

Le domande dei due conduttori sono state, va detto, precise e puntuali: si è discusso di economia e fisco, di aborto, di crisi migratoria, di epidemia da oppiacei, di Ucraina e di Gaza, tutte questioni fondamentali. Il rispetto dei tempi e delle regole è stato ferreo ed equo. Tutto bene quindi? Vediamo.


Riguardo l'economia, dopo i 30 secondi di rito in cui ciascuno dei due candidati ha ricordato al pubblico di essere stato il miglior presidente della storia, in campo economico - nonostante i conduttori abbiano ricordato loro che Trump e Biden sono rispettivamente il primo e il secondo presidente con il debito pubblico più alto della storia USA - si è passati alle proposte concrete. Vi sorprenderà sapere che Trump ha intenzione di tassare ancora meno i ricchi, e lo promette citando Reagan non più di sedici volte. Biden al contrario parte bene, parla dei benefici di una pressione fiscale più alta sui redditi altissimi - i miliardari, per capirci - e ricorda che ok, il debito sarebbe sempre meglio evitarlo, ma cambia se lo fai per aumentare i servizi e le infrastrutture, o se lo fai come regalo a chi sta già benissimo. Purtroppo, però, dopo un avvio in cui il presidente in carica sembrava in discreta forma e quasi energico, ha cominciato a inciampare sulle parole. Prima leggermente, poi sempre più vistosamente. Non lo si dice con alcun piacere e con il massimo rispetto per le persone anziane cui può capitare di avere momenti di difficoltà, ma a volte si è faticato a capire cosa stesse dicendo, ed è stato un problema che con l'andare dei minuti è peggiorato.


La questione dell'aborto è stata l'unica in cui Trump era in evidente difficoltà nel cercare di bilanciare il fatto che la stragrande maggioranza degli americani è a favore del diritto di scelta delle donne, con il fatto che una fetta più che determinante del suo elettorato è invece contraria in senso assoluto persino all'aborto in caso di stupro, di incesto, o di condizioni che mettano a repentaglio la vita della donna. Biden avrebbe avuto qua l'occasione di segnare punti facili, ma non è andato oltre un vantaggio risicato - ottenuto difendendo a spada tratta il sacrosanto diritto di scelta delle donne - perché ha permesso alle bugie evidenti e le ridicole accuse di Trump nei suoi confronti di provocarlo, e purtroppo ha risposto farfugliando poco coerentemente, un evento destinato a ripetersi anche nelle fasi successive della serata.


Sarete lieti di sapere che Trump ha promesso che, se eletto, entro il 20 gennaio del prossimo anno, prima ancora di prendere servizio alla Casa Bianca, avrà già posto fine alla guerra in Ucraina. Davvero. Si è dimenticato di spiegare come, o forse non gli è bastato il tempo. Ci fidiamo, comunque, no? Dal canto suo, Biden non ha prospettato alcuna soluzione, si è limitato a ricordare che Putin è un criminale di guerra e che se dovesse vincere in Ucraina le sue mire espansive non farebbero che aumentare.


Mi piacerebbe prendere - per le orecchie - gli "amici" di "sinistra" che dicevano - e in alcuni casi dicono ancora - di preferire Trump a Biden perché sarebbe meno guerrafondaio e far sentire loro cosa ha detto sul massacro in corso a Gaza. Dopo aver apostrofato Biden chiamandolo per tre volte "un palestinese" come se fosse un insulto sinonimo di "terrorista" (giuro), ha detto che se fosse stato presidente lui non sarebbe mai avvenuto l'attacco assassino del 7 ottobre, ma in ogni caso ora bisognerebbe semplicemente lasciare che Israele "finisca il lavoro", il che vorrebbe lo sterminio del popolo palestinese, pare di capire. Biden non ha saputo dare una risposta convincente rispetto alla strategia della sua amministrazione, ma consoliamoci con il fatto che se non altro non ha fatto un endorsement del massacro come il suo avversario.


La crisi migratoria è stata ovviamente il momento in cui Trump ha trumpizzato più che poteva, e d'altro canto ha parlato di clandestini stupratori, assassini, terroristi, spacciatori e pericolosi evasi dagli ospedali psichiatrici - non sono iperboli, è ciò che ha detto una ventina di volte nel corso delle due ore - in ogni risposta a ciascuna domanda. Economia? Clandestini. Fisco? Clandestini. Ucraina? Clandestini. Il giansenismo nel Manzoni? Sì, avete indovinato: clandestini. Il suo piano? Deportarli tutti. Come intende farlo? Forse non avete capito bene: CLANDESTINI. L'unica volta che non ha tirato fuori la questione è stato nella domanda sull'aborto. E allora l'ha fatto Biden, non chiedetevi perché, nessuno saprà mai spiegarlo. Per quanto riguarda la questione migratoria in sé, invece, Biden purtroppo ha scelto di rispondere in stile Pd (ci sarà pure un motivo se si chiamano uguale), dicendo che è molto più bravo lui di Trump, a fermare i clandestini. Congratulazioni.


L'epidemia da oppiacei è realmente uno dei problemi più gravi che affliggono la popolazione statunitense al momento, con centinaia di miglia di morti in tutto il paese da anni. Ora penserete che vi stia prendendo in giro, ma Trump ha detto che è colpa dei clandestini. Davvero. Fermi loro, che sono tutti spacciatori, fermi l'epidemia. Sarebbe bastato che Biden ricordasse le responsabilità dell'americanissima famiglia di industriali farmaceutici, i Sackler, e l'enorme questione sociale che sta dietro a questa tragedia, ma per qualche motivo inspiegabile non l'ha fatto e francamente non ho capito molto bene quale sarebbe la sua idea sulla questione.


Alla domanda diretta sull'assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021 Trump ancora una volta ha cacciato fuori le solite balle che ripete da tre anni: lui non c'entra nulla, erano poche persone pacifiche, è tutta una montatura sul nulla, gli eversivi sono i democratici. In ogni caso non è riuscito nemmeno a inventarsi una bugia quando gli hanno chiesto se accetterebbe il verdetto delle urne in caso venisse sconfitto di nuovo, e non è stato in grado di dire né di sì né di no, perché lui avrebbe voluto accettare anche quattro anni fa, ma i brogli - che si è inventato lui - erano troppo plateali e ha dovuto reagire. E potrebbe succedere ancora. Rassicurante. Biden gli ha dato del piagnucolone e morta lì.


L'ultima domanda prima degli appelli al voto è stata quella sull'età molto avanzata dei due candidati, gli 81 anni di Biden e i 78 di Trump. Quest'ultimo ha detto che lui è sano come un pesce e che quando gli hanno fatto i test cognitivi è stato promosso con 30 e lode e bacio accademico - probabilmente da una pornostar pagata -, mentre Biden ragazzi è uscito di melone, non sa neanche cosa dice qui stasera. A quel punto Biden ha risposto in punta di fioretto dando al suo predecessore del ciccione. Poi si sono messi a litigare su chi dei due giochi meglio a golf. Ancora una volta, non sto scherzando. È successo tutto veramente. E mi sembra un buon modo di chiudere la serata.


In conclusione, è bene essere chiari: Trump è un fascista, un eversivo e un criminale. Un suo secondo mandato alla Casa Bianca sarebbe una disgrazia per gli USA e per il pianeta. Anche una sedia vuota sarebbe un presidente migliore di lui. Però se queste sono le condizioni sia personali che politiche in cui si presenta Biden dopo mesi di preparazione a questo dibattito, c'è poco da stare allegri.



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