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  • Immagine del redattoreJessi Kume

Ad alta felicità: TAV e frontiera



“Dove voi vedete confini noi vediamo orizzonti”, così sta scritto a Venaus. Il treno ad alta velocità per il trasporto di merci tra Italia e Francia non può non portare con sé una riflessione sui confini. La riflessione passa, sì, per l’intersezionalità delle battaglie odierne ma è ancora più concreta per la valle. Infatti, l’alta valle confina con la Francia. E questo non è un semplice confine ma un confine militarizzato, teatro di respingimenti tra Italia e Francia. Da Chiomonte, dove si trova il cantiere TAV, a Claviere, l’ultimo paese italiano prima della frontiera italo-francese, ci stanno solo 33,5 km percorribili in 38 minuti in macchina.

A Claviere “finisce” la rotta Balcanica. Fa strano pensare che la Val Susa e il Piemonte siano in qualche modo collegati ai Balcani. Eppure, dopo i campi di Lesbo e Moria, l’Albania, i respingimenti illegali e violenti a Bihac, Zagabria, Lubiana e Trieste o Gorizia, è Claviere l’ultimo cavillo di questo rotta se si vuole raggiungere la Francia. Negli ultimi anni Claviere ha visto anche il passaggio dei migranti provenienti dalla rotta turco-calabra, quella di Cutro, per cui metteteci dentro anche il mare.


In alta valle, tra le montagne si è sviluppato il turismo invernale soprattutto legato allo sci. Si può sciare con viste mozzafiato tra Italia e Francia, tant’è che lo slogan ufficiale di un noto comprensorio sciistico è: “sciare senza confini”. Ironico, visto che proprio lì ci sono persone che mettono a rischio la propria vita tentando di attraversare proprio quel confine per poi essere spesso respinte. Le persone migranti che attraversano il confine italo-francese, i respingimenti li conoscono bene. Li hanno già vissuti sul tratto di rotta bosniaco- croato o serbo-croato. Tante volte abbiamo parlato di questa rotta anche su ossigeno ma vale la pena spendere qualche parola. Nel gergo delle persone migranti questo tratto di rotta balcanica tra Bosnia e Croazia si chiama “il game”, il gioco. Il gioco è una sorta di roulette russa. Il premio sarebbe vedersi riconoscere il diritto inalienabile e positivo di chiedere asilo e protezione. Tutti gli altri colpi sono respingimenti illegali e violenti. Schengen dice che con l’abolizione delle frontiere interne devono essere rafforzate e armonizzate le frontiere esterne. E queste si armonizzano a suon di manganelli e respingimenti. Dunque, dopo ogni respingimento, tempo di riprendersi dalla violenza si ritenta l’attraversamento dei confini fino a che non si entra in Unione Europea. E proprio quando pensi di aver finito il gioco, eccolo che si ripresenta. In questo caso tra Italia e Francia.


Da Torino a Claviere ci si arriva con l’autobus. In tutta verità l’autobus andrebbe anche in Francia ma le persone migranti scendono prima per fare l’ultimo pezzetto a piedi tra la neve e il ghiaccio in un percorso montano pericoloso. Prima di arrivare a Claviere c’è la tappa ad Oulx. Qui ci sono rifugi solidali dove potersi riposare e fornirsi di equipaggiamenti per il viaggio. Nei rifugi solidali con i migranti arrivano donazioni di giubbotti, abiti impermeabili e scarponcini da trekking. Il fatto è che i molti che arrivano hanno vestiti leggeri, scarpe distrutte e piedi lesionati. Rischierebbero nel viaggio di morire ibernati o scivolando nei percorsi di montagna. Cose che sono comunque successe. Anche qua in alta valle i luoghi di solidarietà non hanno vita facile e molti sono stati negli anni gli sgomberi. Ma questa è una valle diversa, è, appunto, una valle che resiste: “Non è possibile abbandonare le persone in mezzo alle montagne, è molto pericoloso”. Basta questo, poi la nazionalità e quant’altro non importa. Le persone in alta valle sanno che camminare lì senza i dovuti vestiti è pericoloso, quindi aiutano. Fine, è così facile.

Purtroppo, la solidarietà si può estendere fin che Police Aux Frontières non ci separa. E qui ci sarebbe un importante fattore che che accumuna i cantieri TAV e la frontiera: la militarizzazione. Sono militarizzati i cantieri, è militarizzata la frontiera. Ma non dovevano essere aboliti i controlli alle frontiere interne? Non era questo Schengen?


Circa. A livello europeo, il diritto alla circolazione è sancito appunto dal Codice frontiere Schengen, in particolare dall’articolo 22 che recita: "Le frontiere interne possono essere attraversate in qualsiasi luogo senza che siano effettuati controlli di frontiera sulle persone, qualunque sia la loro nazionalità”. Il trattato di Schengen fin dal 1990 ha come obiettivo quello di garantire la libera circolazione tra i paesi interni che vi aderiscono. C’è però una clausola di ripristino dei controlli alle frontiere interne consentito solo in circostanze eccezionali e, ad ogni modo, per una durata inferiore ai 2 anni. In Francia i controlli persistono da quasi sette anni. E anche qui c’è la clausola “eccezionalità” un po’ come la nostra “emergenza”. La Francia ha ripristinato le frontiere interne appellandosi alla lotta al terrorismo prima (loro non hanno gli scafisti del globo terracqueo) e, alla pandemia da Covid poi. In realtà, se non del tutto in gran parte, il motivo è quello di controllare i migranti.

C’è poi ancora da dire che dal punto di vista demografico questa rotta è caratterizzata da tante famiglie. Ci sono bambini ma ci sono anche anziani con i loro nipoti. Le famiglie devono fare i conti non solo con le difficoltà dell’alta montagna ma anche con questo apparato di polizia massiccio. Sul versante francese del Monginevro, il controllo del territorio è sistematico, c’è una presenza consistente di gendarmeria che perlustra giorno e notte il territorio con appostamenti strategici e con tecnologie sofisticate tra cui binocoli agli infrarossi, camere termiche, droni, motoslitte e mezzi di controllo dei sentieri. Ovviamente non per soccorrere le persone migranti in difficoltà sui passaggi montani ma per impedire loro la mobilità. D’altro canto, è proprio a causa di questa militarizzazione che le persone migranti sono costrette a percorrere vie più pericolose. Quando la Police aux Frontiere (PaF) intercetta le persone, e diciamocelo è facile con tutta quella tecnologia appresso, le respinge. Spesso la PaF effettua respingimenti con fogli prestampati che le persone migranti sono obbligati a firmare senza conoscerne il contenuto. In altri casi impediscono ai minori non accompagnati di usufruire della protezione riconosciuta dal diritto internazionale e impediscono in generale la presentazione della richiesta d’asilo. Un quadretto non proprio lecitissimo fatto di uomini in divisa iper-forniti di tecnologie che danno la caccia ai migranti. Ritorna in mente quell’armi contro persone del primo giorno.


E qui, di questa caccia al migrante sulle frontiere si muore. È successo a Fahtallah e Ullah nel 2021 deceduti in circostanze poco chiare. Ed è successo a Blessing nel 2018. Blessing Matthew era una giovane donna nigeriana di 21 anni. È morta nel tentativo di attraversare il confine italo-francese nella notte tra il 6 e il 7 maggio 2018. Il suo corpo viene ritrovato nel fiume Durance. A febbraio 2021, la procura francese archivia l'indagine sulla morte di Blessing. Visto che anche questa è una morte in circostanze sospette, il gruppo Border Forensic apre una contro indagine e trova un testimone. Il testimone era con Blessing quella sera, attraversava il confine anche lui. Dice che Blessing quella sera camminava piano, aveva male a una gamba. Dice che a un certo punto sono stati inseguiti da una macchina della polizia e non a piedi come riferiva il capo plotone. Dice che c’è stato un contatto fisico tra un gendarme e Blessing proprio sulla riva del fiume dove la ragazza è annegata. Come Blessing, Fahtallah e Ullah, altre 46 persone hanno perso la vita in questo percorso montano militarizzato dal 2015 ad oggi. Proprio qua in frontiera interna europea, sotto le piste da sci.

Ora, proviamo a guardare la valle dall’alto. Vedremo che da un lato ci sono miliardi spesi per far arrivare le merci un ora prima in Francia e dall’altro, persone che sono in viaggio da anni e impiegano giorni ad attraversare un confine montano pericoloso e mortale per poi essere respinte indietro, loro sì come oggetti. Alle merci il privilegio dell’alta velocità alle persone la repressione della mobilità.

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