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Il Centre for Climate Reporting, in collaborazione con la Bbc, ha scoperto che il presidente della prossima Cop28, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, ha cercato di sfruttare la sua posizione per vendere petrolio a una serie di nazioni partecipanti.
La conferenza prenderà il via il 30 novembre, ospitata a Dubai dagli Emirati Arabi, che già di per sé è una scelta quantomeno discutibile, essendo un po’ come andare a parlare di messa al bando del glutine in una panetteria. Ma nelle 150 pagine di documenti venuti in possesso del Ccr emerge qualcosa di più di un problema di opportunità: si tratta dei briefing preparatori agli incontri avvenuti da luglio a ottobre tra Sultan Al Jaber e rappresentanti di alto livello dei governi di almeno una trentina di Paesi. Nelle relazioni appare chiara la volontà di sfruttare la presidenza della conferenza e il ruolo di Paese ospitante per incrementare il giro d’affari legato alla vendita di petrolio e gas.
Così, come denunciano i movimenti ambientalisti e anche qui su Ossigeno sosteniamo da tempo, mentre il mondo discute di tesi negazioniste, gli attivisti vengono incarcerati, le rinnovabili rallentate, infuria la crisi energetica, le temperature si alzano più del previsto, aumentano gli eventi climatici estremi, e si riapre un dibattito sul nucleare mirato solo a far perdere tempo, i produttori delle fossili badano al sodo: trivellano, fanno contratti, legano le politiche energetiche del mondo alle loro estrazioni, condizionano Governi e, soprattutto, prolungano la transizione sine die, insomma fanno affari d’oro (nero). Che dire? Chi l’avrebbe mai detto: first reaction, shock (cit.).
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