top of page
  • Immagine del redattore Paolo Cosseddu

Avanzi


Siamo governati dalla famiglia Guzzanti e non ce ne eravamo accorti. Almeno finché l’altro giorno Corrado, nei panni di Vulvia, non si è tradito: è successo quando ha parlato di “globo terraqquo”, mancava solo che aggiungesse “su Rieducational Channel”, ma non è servito, a quel punto tutti avevamo già capito. Andrà a cercare i trafficanti, dice Vulvia Meloni, per mare, per terra e per cielo, e per la precisione ci manderà un manipolo composto da Freghieri, Pini, Santodio, Fecchia e soprattutto Barbagli, che poi è sempre Guzzanti, che in questa commedia fa quasi tutte le parti. Se necessario, anche su Marte, che peraltro, come sappiamo, è pure un pianeta rosso. Nome in codice dell’esecutivo: Avanzi.


C’è anche l’ex giovane eternamente fuoricorso, lento di comprendonio, che però rispetto alla sceneggiatura originale ha richiesto una riscrittura: non si chiama più Lorenzo ma Matteo, è lumbard, e non tifa Roma ma Milan. Per il resto, la macchietta conserva tutta la sua ilare forza, come quando confonde il canale di Sicilia con lo stretto di Messina. Caterina Guzzanti interpreta Vichi, giovane militante di Casa Pau che incarna la destra extraparlamentare e organizza i raid per andare a menare gli studenti di sinistra. Sabina torna invece nei panni di Silvio Berlusconi, il vecchio impomatato che dice cose orrende ma buffe e che non può mancare in un programma comico degno di questo nome (qualsiasi riferimento a L’Ottavo Nano è puramente casuale).


La prima stagione dello show sta facendo discutere, ma questo succede sempre, quando la satira centra il suo bersaglio, e infatti gli ascolti restano molto alti malgrado le polemiche: si prevedono almeno cinque stagioni, e per ora sono confermate, in un tripudio di dati Auditel, pardon, di sondaggi. Certo, non tutto fila liscio. Papa Francesco, intervenendo a proposito della questione migranti, ha ricordato il valore dell’accoglienza, ma dovesse davvero aprirsi un fronte con la Chiesa è già pronto a intervenire Padre Pizarro, che poi è sempre Corrado Guzzanti: «da una parte ci sono i comunisti e dall’altra gli anticomunisti, è così che si gioca, le regole sono semplicissime». L’intero show, in effetti, è costruito proprio sui mille personaggi Guzzanti, che se serve può parlare agli italiani di 41 Bis nei panni del boss mafioso, o illustrare eventuali manovre eversive in qualità di membro della loggia massonica dei Cavalieri della Uallera d’Oro, o replicare a una domanda scomoda di un giornalista in conferenza stampa come farebbe Quelo: “la risposta è dentro di te, e però è sbagliata”. Cosa manca? Beh, ovviamente un intellettuale di riferimento, ad esempio per la presidenza della Rai si valuta fra Langone, Bruno Guerri, il solito Veneziani e Rokko Smitherson, che sarebbe una scelta molto interessante. Sgarbi no, se proprio serve un esperto d’arte a quel punto meglio chiedere al dottor Armà, e rendere così il salotto di ogni abbonato un grande protagonista del Novecento. E se poi c’è bisogno di qualcuno che metta in scena la crisi della sinistra, a Guzzanti gli si può sempre far fare Bertinotti.


Comunque, quando un cast comprende i fascisti, altri fascisti, altri ancora sempre fascisti ma leggermente diversi da quei fascisti di prima, mafiosi, massoni, vecchi plutocrati, fini pensatori e arguti polemisti, prelati e personaggi televisivi, praticamente lo show si scrive da solo. E poi c’è l’infornata dei nuovi talenti: Valditara, Delmastro, Pichetto, Piantedosi, Bignami, davvero un programma che è una fucina, in cui non mancano alcune vecchie glorie sempre amatissime dal pubblico, come La Russa, Calderoli e Santanchè. Tutta gente che fa riderissimo e però, come solo i grandi comici sanno fare, anche parecchio piangere.


Molto bella anche l’idea di non girare solo nel chiuso degli studi di Palazzo Chigi o del Parlamento, ma di portare lo spettacolo in tour come si faceva nella grande tradizione dell’avanspettacolo di una volta: non sarebbe stupendo vedere Crosetto calcare il palco nei panni del Fortunello di Petrolini e intonare “amo la bibbia, la Libia, la fibbia”, o ancora “sono un uomo ardito e sano, sono un aeroplano” (per la precisione un F-35)? Oddio, le prime tappe non sono andate benissimo, tra viaggi in Europa finiti in un nulla di fatto e visite diplomatiche come quella in Germania, dove il vecchio repertorio della nostra presidente del Consiglio ha causato qualche imbarazzo. Ma è solo una questione di rodaggio, tempo che sia estate e lo show sarà grandioso. È già pronto il titolo: Giorgia Bagnasciuga Party.




bottom of page