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  • Immagine del redattoreGiampaolo Coriani

Bulimia penale e reati universali: la GPA



Una delle caratteristiche più evidenti del governo Meloni, e in generale della sua produzione legislativa (ormai, si sa, le leggi le fanno i governi e il parlamento si limita a ratificare per tirare a campare, magari con il pungolo della fiducia) è la bulimia penale.

È un governo che si nutre di norme punitive come se non ci fosse un domani, superando di gran lunga, soprattutto nella fantasiosa formulazione più che nella quantità, quel populismo penale che ha caratterizzato gli altri governi degli ultimi 12 anni, dalla caduta del Berlusconi IV (non a caso ovviamente, Silvio era un libertario per necessità, soprattutto sui reati fiscali e sulla prescrizione).

In questo periodo, senza pretesa di esaustività dell’elenco, abbiamo visto anche da sinistra fior di (inutili) modifiche alla legittima difesa, il daspo urbano per il “decoro”, i decreti sicurezza, che non colpivano solo i migranti ma anche i manifestanti, il tutto per placare la fame di “giustizia” della propria parte di elettorato, più o meno ampia, che non era proprio fame, ma più voglia di qualcosa di crudele e vendicativo, come da nota pubblicità.


In questo trend consolidato si inserisce Giorgia, che non a caso esordisce affrontando uno dei più gravi attentati all’ordine pubblico della storia del Paese, il rave party.

E lo fa con un pasticcio normativo epocale, senza capo né coda, completamente riscritto nel passaggio dal decreto legge alla conversione, e, soprattutto, mai applicato.

Poi arriva la crudele riformulazione dei decreti sicurezza, anche qui con norme contrarie ai trattati internazionali e quindi alla Costituzione, ma che intanto costringono le ONG a far sbarcare i naufraghi a centinaia se non migliaia di chilometri dal luogo di salvataggio.

Un ulteriore salto di qualità è il decreto “Cutro”, che, senza ritegno o vergogna, prende, il nome dal terribile naufragio con la morte di almeno 94 persone accertate del febbraio scorso, per rendere più complicata la vita a quelli che invece si salvano.

Oltre a far divenire dalla sera alla mattina irregolari migliaia di persone già presenti (e integrate) sul nostro territorio, questo provvedimento vede la nascita del primo reato “universale” prodotto dal governo Meloni, cioè quello che punisce gli scafisti.

C’è il salto di qualità: non potendo punire più di tanto i capri espiatori individuati alla bisogna (gli “scafisti” sono quasi sempre migranti, disgraziati a cui viene dato in mano il timone), non potendo toccare i trafficanti e i loro complici che, a rigore, rileggendo i famosi accordi con la Libia nati con Minniti e il governo Renzi e rinnovati con tutte le formazioni governative passate da allora per Palazzo Chigi, potrebbero anche sedere nel nostro Parlamento, si cerca una punizione eclatante.

Così gli scafisti saranno perseguiti, dice Meloni, in tutto il globo terraqueo.

Il che è abbastanza complicato: come dimostrare che uno “scafista” arrestato nell’Egeo o peggio nell’Oceano Indiano voleva proprio portare il suo carico di disperati in Italia?

Lasciando perdere i tecnicismi, è ovvio come sia impossibile, così come è impossibile arrestarlo fuori dall’Italia, per motivi facilmente comprensibili non solo e non tanto a un giurista ma a uno spettatore medio, e pure distratto, di serie televisive su Netflix.


Così arriviamo alla gestazione per altri, che è già punita come reato per il nostro ordinamento.

Ma anche in questo caso, non basta, perché il tema è uno dei capisaldi della propaganda di Fratelli d’Italia e dei gruppi Pro Vita che ne rappresentano una delle basi elettorali.

E soprattutto la punizione della GPA è il modo in cui, trasversalmente, questo blocco cerca di colpire le famiglie arcobaleno, non accettando che un minore possa avere due padri o due madri, e dimenticando che circa l’85% delle gestazioni per altri (effettuate all’estero ovviamente) porta figli a coppie eterosessuali.

E anche in questo caso, visto che il reato c’era già, per aggiungere qualcosa si è “pensato” all’universalità.

Il tema è già stato affrontato da fior di giuristi, e non resta molto da aggiungere (ne ha scritto esaustivamente Vitalba Azzollini su Valigia Blu).

Riassumendo.

Il nostro codice penale è applicabile solo sul sacro suolo della Nazione, con qualche deroga specifica e soprattutto con la deroga generale di beni e valori tutelati che siano patrimonio dell’umanità intera, l’attentato ai quali sia unanimemente considerato gravissimo, come il genocidio o il terrorismo, oppure reati commessi all’estero di particolare gravità.


Ora, la proposta di legge meloniana si innesta sull’art. 12 della (famigerata per le coppie infertili) legge 40/2004, che appunto prevede sia punito chiunque, in qualsiasi forma, realizzi, organizzi o pubblicizzi la GPA, con la reclusione da 3 mesi a 2 anni e una multa da 600.000 fino a 1 milione di euro, aggiungendo la chiosa: «Le pene stabilite dal presente comma si applicano anche se il fatto è commesso all’estero».

Come si è detto, non esiste, prima di tutto, una unanime valutazione (come accade invece per genocidio e terrorismo) della gravità del reato previsto dal nostro ordinamento, tanto che in molti Paesi la GPA (sulla quale ognuno ha la sua legittima opinione, anche etica) è perfettamente lecita, con limitazioni di vario tipo.

Ma in realtà è proprio questa la “ratio” (Irnerio perdonali perché non sanno quello che fanno) della norma: punire ciò che è lecito altrove, e viene commesso altrove, per cercare di colpire e possibilmente incarcerare una determinata categoria di persone, possibilmente omosessuali, che vivono qui da noi.

Ovviamente fregandosene altamente delle conseguenze sui figli (come nel noto caso della cancellazione delle trascrizioni dei certificati anagrafici di quelli delle coppie omogenitoriali ordinata dal Viminale) e del contributo sul punto della Corte Costituzionale, che, con la sentenza 33/2021 ha invitato il legislatore a tutelare maggiormente proprio i nati da GPA.


Ma la stessa formulazione della norma, cioè aggiungendo a quel “chiunque” la punibilità per un fatto commesso anche all’estero, la renderebbe applicabile a tutti indistintamente, anche alle persone di diversa nazionalità che la pongono in essere, anche in modo del tutto lecito se è consentita, nel loro Paese d’origine.

Così il nostro Paese, che già fatica a perseguire i propri rei e spesso li esporta, si vorrebbe arrogare il diritto di punire chiunque e ovunque, per un fatto che altrove può essere lecito, e tutto per beceri motivi di propaganda.

Quindi non solo appare irragionevole, e quindi incostituzionale, ma anche inapplicabile perché francamente anche il fan di serie televisive di prima, quello di Netflix, faticherebbe a immaginare come, anche se ha visto tutte quelle distopiche in programmazione, comprese le coreane e le brasiliane.

Quella con i Carabinieri che fanno irruzione nella clinica di Los Angeles è troppo anche per lui, a meno che non siano guidati da Christian De Sica e Massimo Boldi, ma allora, appunto, si cambia genere.

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