«Io non sono mai disturbata da chi difende i propri interessi nazionali». Lo ha detto Giorgia Meloni a margine dell’incontro con i leader ungherese e polacco, suoi alleati e modelli, che hanno risposto picche al suo tentativo di soluzione dell’accordo sui migranti a livello europeo. Interessi nazionali in contraddizione con i propri interessi nazionali. Il nazionalismo di Meloni è auto-contraddittorio come tutti i nazionalismi che si confrontano con quelli altrui. L’internazionale sovranista si ferma sul divano del disaccordo.
L’Ansa dice:
«Il patto sui migranti. Un patto per il quale, con sarcasmo, Morawiecki ha augurato "buona fortuna" alla sua alleata con la quale, ha spiegato, "abbiamo convenuto di non essere d'accordo". Sarà davvero difficile superare la trincea di Polonia e Ungheria per l'Ue in un contesto nel quale la Commissione continua a tenere fermi i fondi del Pnrr da versare ai due Stati. La Polonia inoltre si avvia ad elezioni, a fine anno, che saranno cruciali per l'intera Europa. A sfidare Morawiecki ci sarà Donald Tusk, il cui partito milita nel Ppe. Non a caso, fonti dei Popolari hanno avvertito la premier italiana: attenta a non restare "incastrata" in alleati sovranisti che "ostacolano i progressi sui migranti". Tema sul quale, pur difendendoli, l'Italia si è comunque schierata con l'Ue, sulla sponda opposta di Varsavia e Budapest.»
Meloni abbozza, allineandosi alle forze che da anni dice di avversare, in contraddizione dei suoi storici punti di riferimento europei (anti-europei, per meglio dire).
Le grandi vittorie di Meloni sulla questione migrazione non si contano più. Aveva promesso il blocco navale, sapendo che non si poteva fare e non si è fatto. Aveva promesso di fare pulizia di tutti i trafficanti in tutto l’orbe terracqueo e non pare avere riportato alcun risultato (strano). La legge Cutro (chiamato così per antifrasi) ha solo ridotto le garanzie delle persone migranti senza risolvere alcuna questione dal punto di vista quantitativo.
Lo scrivevo anni fa e la storia si ripete puntualmente. Allora al posto di Meloni c’erano Conte e Salvini ma la realtà cambia di poco.
Resta da capire che cosa potrebbe succedere se l’anno prossimo, alle elezioni Europee, dovessero imporsi in molti paesi le forze nazionalistiche, interessate a difendere i propri interessi nazionali a discapito degli interessi nazionali degli altri. Sarebbe un’Europa ancora più fragile, in via di dissoluzione per consapevole decisione politica. E incapace di affrontare qualsiasi fenomeno che abbia la sua stessa grandezza e una portata globale. Perché a furia di attaccare il globalismo si nega l’esistenza del globo stesso. Dal nazionalismo ad una forma di terrapiattismo politico il passo è molto più breve di quello che potremmo pensare. Sulle migrazioni, sul clima, su tutto quanto.
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