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  • Immagine del redattore Paolo Cosseddu

Buongiornissimo Calenda



La viralata del giorno è un video che sta spopolando su X, uno spezzone con Carlo Calenda (ospite di Floris), che ne dice quattro, oggettivamente con grande efficacia, a questo tale Massimo Magliaro che da qualche settimana è in onda ovunque perché dichiaratamente fascio, e la cosa fa colore.

Questo è un po' il termometro dello stato attuale dell'informazione, peraltro: se si invita qualcuno e poi si scopre - sorpresa - che è fascista, forse nessuno dovrebbe invitarlo più, e invece no, diventa membro fisso di quel cast che le trasmissioni di approfondimento (si fa per dire) si rimbalzano tra loro.

E poi c'è Calenda, uno tra quelli che, insieme a tutta la classe dirigente sedicente liberale del Paese, da anni e anni nega che vi sia un problema di ritorno del fascismo in Italia e nelle democrazie occidentali. Diverso, certo, senza fez (per ora) e manganelli (se non quando si verificano i famosi casi isolati), ma per il resto culturalmente affine, nostalgico, non di rado violento, rivendicativo, e soprattutto con una concezione visibilmente antidemocratica delle istituzioni, sia quando stanno all'opposizione che quando le conquistano.


Una negazione portata avanti con coerenza - a differenza di tante altre posizioni su cui Calenda notoriamente è banderuola - tanto che ancora l'altro giorno, sollecitato mentre era ospite di Porro, è sbottato e ha esclamato «Che palle però!», «Stiamo discutendo di questo e non delle europee, perché delle europee non gliene frega niente a nessuno», «Questa cagnara la lascio totalmente, perché stiamo dicendo che c'è un problema di violenza politica con un pezzo che dice che la violenza è solo di sinistra e un pezzo che dice che è solo di destra, e questo è il problema dell'Italia, perché non è solo di sinistra, non è solo di destra, sono tutte parole che vengono usate fuori scala», «Ma che palle, noi stiamo sempre a parlare di fascisti, di comunisti, dell'Unione Sovietica, di mia zia», e così via.


Poi però, ieri, messo di fronte a Magliaro, non ha retto più, e riferendosi a Vannacci si è lamentato del fatto che lui avrebbe parlato «di pensioni e sanità» se però non ci fosse «un cretino che ogni due minuti inneggia al nazifascismo». E da lì è partito in un monologo bello secco, tanto che oggi a frotte lo condividono estasiati, ammettendo implicitamente, però, che forse forse un problemino c'è, ecco, non ce lo stavamo sognando. Ma, come dire, meglio tardi che mai: tante questioni possono dividerci da Carlo Calenda ma certamente è una persona che crede nella democrazia, e come è noto, per combattere i fascisti, quelli che la pensano così devono unirsi, tutti, anche mettendo da parte le eventuali divergenze. Quindi benvenuto, Carlo!

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