top of page
  • Immagine del redattore Paolo Cosseddu

Calenda ha rotto

Nel senso: ha rotto con il Pd. Cosa avevate capito? In una roboante intervista rilasciata oggi, ha rivendicato di essere il più agendadraghista di tutti gli agendadraghisti, e se fino a ieri la sua preoccupazione sembrava essere la coesistenza col M5S, ora che pare confermato che andranno da soli se l’è presa con i poveri cocomeri (dalla cucurbitacea scelta come elemento comunicativo), ovvero l’alleanza tra Verdi e Sinistra Italiana che sarà in coalizione col Pd e che fin qui non aveva dato fastidio a nessuno. Li ha chiamati “frattaglie”, perché quando uno ha fatto le scuole private non c’è niente da fare, la classe si vede.

Ha anche pubblicato un lungo thread su Twitter elencando i punti del suo programma, e dando grande risalto ai rigassificatori, la sua attuale passione. Quella delle settimane scorse era il nucleare, poi un po’ di esperti hanno scritto che il suo piano era campato per aria e lui invece i suoi, di esperti, ha risposto che non poteva rivelarli per questioni di riservatezza. Una figura atomica.

Comunque, l’idea è quella di riunire i vari partitini del centro in un’unica lista che si presenta da sola. Beh, non tutti-tutti: tranne Renzi, giacché sarebbe più facile far andare d’accordo Calenda e Grillo che Calenda e Renzi, il quale peraltro pare dovrà correre da solo e mantenere così finalmente la promessa di ritirarsi dalla politica che fece ai tempi del referendum costituzionale. Probabile che a spingere Calenda verso la sua scelta, più che l’Agenda Draghi, sia stato qualche sondaggio in cui gli è stato magnificato che, col disfacimento di Forza Italia, una proposta di centro potrebbe fare un buon risultato: e lui si è concentrato su “buon risultato” invece che su “potrebbe”.

C’è il piccolo dettaglio che il sistema elettorale è quello che è, e non sembra essere generoso con chi si mette fuori dai principali schieramenti. Inoltre, la frammentazione premia chi vince e punisce chi perde, mettendo Giorgia Meloni nella promettente situazione di prendere duecento parlamentari senza colpo ferire. Poi però si sa, le legislature sono lunghe e tante cose possono cambiare, e stando al centro con le mani libere chi lo sa, magari un domani si può risultare decisivi. A quel punto nessuno si ricorderà dell’Agenda Draghi, e i populisti sembreranno meno brutti.

bottom of page