Nonostante tutto. Nonostante il decreto attuativo, che ora è parcheggiato in qualche stanza della Commissione europea per l'ultima - si spera - bollinatura. Nonostante l'incertezza normativa a livello regionale e quella prettamente economica derivante dal mancato varo del sistema di incentivi, le comunità energetiche rinnovabili scalpitano per partire e attivarsi in ogni parte del paese. Arrivano notizie di ben 141 iniziative aperte nella sola regione Emilia-Romagna, con un potenziale complessivo di 30 MW. Altre regioni stanno per chiudere i bandi per l'assegnazione dei denari messi a disposizione dal Fondo europeo per lo sviluppo regionale. Pichetto Fratin dice di puntare alla nascita di 15mila nuove CER. Speriamo. Perché intanto la società civile si sta muovendo, con il sostegno degli enti locali che mettono a disposizione i tetti degli edifici pubblici. Sono molte le iniziative in tal senso in città come Milano, Roma, Firenze e Palermo. Ci sono i 2,2 miliardi del PNRR per costituire CER tra comuni al di sotto di 5mila abitanti che dovrebbero a breve essere finalmente ripartiti.
Cosa stiamo aspettando? Quali sono ancora i colli di bottiglia? Bè, basterebbe guardare alla mappature delle cabine primarie (uscita finalmente a inizio marzo), che non collima con i confini amministrativi, per capire che serve trovare l'accordo di più amministrazioni locali insieme, in molti casi anche tra le regioni. In alcuni casi, troviamo comuni di mille abitanti divisi tra due o tre cabine primarie; in altri, la medesima cabina primaria vale per comuni appartenenti a regioni diverse. Le mappe tagliano parti più o meno estese di uno stesso comune, impedendo - ad esempio - a due vicini di casa di accedere alla medesima CER. Che fare, in casi come questi? Il nodo dovrebbe essere risolto dal GSE, ma la momento siamo in un limbo. Il ministro conosce questi ulteriori problemi? Forse dovrebbe considerarli in fretta.
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