C’era da aspettarselo: Pd e M5s tornano a litigare sui migranti, pur avendo avuto in passato posizioni molto simili, anche perché governavano insieme fino allo scorso anno.
La novità – si fa per dire – è che Conte si avvicina alle posizioni della destra, così come era stato già nella stagione elettorale e poi di governo del 2018. Di Maio e i taxi del mare, lo stesso Conte con Salvini e i decreti sicurezza. Non so bene di che cosa ci si stupisca. Ve lo ricordate Toninelli? Ecco.
Con questa opposizione e la sua astuta strategia del raggranellare qualche voto al compagno di banco, in una logica iper-proporzionalista dello 0,3 per cento in più o in meno, non si formerà alcuna coalizione degna di questo nome.
La destra può governare 150 anni. Soprattutto perché al di là delle formule – fronte repubblicano, campo largo, ecc. – manca la sostanza politica e un progetto comune per il Paese. E anche un po’ di coraggio, perché ciò che sta accadendo sull’immigrazione in queste settimane dovrebbe portare a un grande cambiamento di approccio, non a inseguire Salvini.
Di fronte a esponenti di governo che vanno in tv a evocare complotti e a fornire informazioni totalmente false su tutto quanto, sarebbe il caso di provare a ribaltare la situazione.
C’è però un problema ancora più grande.
Dopo la caduta del governo Draghi, al di là delle reciproche accuse e della rovinosa campagna elettorale che ne fu immediata conseguenza, ci saremmo aspettati una riflessione un po’ più approfondita sulla questione politica di fondo che l’aveva provocata. Una riflessione che è totalmente mancata.
E siamo al punto di partenza, dopo un anno, come se niente fosse.
P.S.: Conte baluardo della sinistra, giusto? Sempre convinti sia così?
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