Paolo Cosseddu
Cosa resterà di questi anni Venti

La citazione contenuta nel titolo è già un’ammissione, una resa, giacché se per l’ultima edizione di Bolle dell’anno si vuole fare un riassunto dei 12 mesi appena trascorsi o una previsione di quelli a venire pensando di dire cose nobili forse servirebbe qualcosa di più solenne (con tutto il rispetto per Raf, ci mancherebbe). Ma questo è, stiamo come stiamo e dopo che nel 2019 persino gli astrologi sono stati messi di fronte alle loro previsioni - vedevano un 2020 positivo per i viaggi, pensate un po’ - è diventato scivoloso sbilanciarsi, ci si limita a star zitti sperando silenziosamente che, almeno, il nuovo anno non sia una catastrofe.
E in effetti chi di calendari ne ha già visti a sufficienza non è così che se lo aspettava, il nuovo millennio. Un’umanità intera guardava da decenni all’avvento del 2000, seppur simbolico, come a un futuro di prosperità e di incredibili progressi. E ce ne sono stati, ma già l’11 settembre del 2001 ha messo subito le cose in tutt’altra prospettiva, come è noto, e anche le previsioni di Francis Fukuyama sulla “fine della storia” si sono rivelate premature, per non dire che hanno proprio portato rogna. Non solo perché l’umanità non ha raggiunto il suo apice, ma perché non si teneva abbastanza in conto il fatto che si può sempre tornare indietro, la situazione può sempre peggiorare, anche contro ogni logica: è il fattore umano, tende a sballare qualsiasi previsione.
Niente auto volanti, quindi, e del resto quelle disegnate ne I pronipoti, cartoon di Hanna e Barbera del 1962, viaggiavano nello stesso tipo di ambientazione sociale dell’America e dell’Occidente e di quegli anni. E lo stesso accadeva ne Gli antenati, al netto della tecnologia in quel caso di derivazione dinosauresca. Come diceva Ray Bradbury, un giorno l’uomo viaggerà fra le stelle e durante il viaggio si annoierà a morte. Né più né meno che su un volo di linea: il primo volo è di appena 120 anni fa, ma da eccitante conquista a lungo sognata e ritenuta impossibile ha fatto molto in fretta a trasformarsi nella solita roba. Il che ci fornisce un indizio su dove stia il problema: forse non nello strumento di turno, più probabilmente nel suo utilizzatore.
“La partita è andata come è andata, mi aspettavo di più dalla vita”, dice Michele Apicella - Nanni Moretti in un momento chiave di Palombella rossa: ecco, la sensazione è un po’ questa, ci si poteva aspettare un po’ di più. C’è questo maestoso murales che Zerocalcare ha regalato al suo quartiere, Rebibbia, ritrae un mammuth che sovrasta la scritta “Qui ci manca tutto - non ci serve niente”, anche se forse la verità è che è un po’ il contrario: non ci manca niente, ci serve tutto.
Non c’è bisogno di ricordare ai lettori di Ossigeno e di questa piccola rubrica di cosa stiamo parlando: le guerre, la sopraffazione, le malattie, i diritti negati, il pianeta devastato, la pessima politica, lo strapotere degli interessi privati e dei più ricchi, non abbiamo lasciato indietro nulla del mondo che c’era prima, avremmo dovuto ma i problemi sono ancora tutti qui, solo più grandi.
E nel 2023, come nel 2022, come nel 2012, come nel 2002, come nel 1972, e così via, continueremo a parlarne, provando a cambiare quel che possiamo cambiare senza per forza accettare ciò che non possiamo cambiare, a dispetto del famoso mantra. Ma che fatica, però, che fatica. Troppo pessimismo? Forse, probabile, ma sono i fatti, come diceva quel tale, che ci cosano. Facciamo così: per la nota ottimistica, ci sentiamo l’anno prossimo.