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  • Immagine del redattoreFranz Foti

Cosa c’è da sapere sull’impeachment a Biden


Hunter e Joe Biden

Lo Speaker della House of Representatives, il repubblicano Kevin McCarthy, ha annunciato ieri che la sua maggioranza ha aperto una procedura di impeachment nei confronti del Presidente degli Stati Uniti.


Le accuse che i repubblicani muovono a Joe Biden sono molteplici e molto gravi, e ruotano tutte o quasi attorno al figlio del presidente, Hunter Biden, e ai suoi affari in particolare in Ucraina e Cina.

Riassumendo, Biden senior è accusato di aver utilizzato, sin dai tempi quando era vice di Obama, la sua influenza per favorire il figlio facendo opera attiva di lobby nei suoi confronti presso l’imprenditoria ucraina; di aver interferito con le attività della Burisma, il colosso energetico ucraino, sempre a favore del figlio - allora membro del CdA dell’azienda; di aver ricevuto una tangente da 5 milioni di euro da un imprenditore ucraino; di aver mentito ai cittadini USA quando ha dichiarato di non essersi mai occupato degli affari del figlio e che questi non aveva mai avuto rapporti economici con la Cina; di aver costruito con la propria famiglia un impero multimilionario basato sulla corruzione, sul traffico di influenze e sull’utilizzo di informazioni riservate della Casa Bianca per scopi di lucro.


QUALI PROVE HANNO I REPUBBLICANI A SOSTEGNO DI QUESTE ACCUSE

Ad oggi, secondo anche la maggior parte dei media USA, ben poche.

Per quanto ne sappiamo, l’unica accusa davvero fondata sembra essere quella di aver mentito al popolo americano. È un fatto che Hunter Biden abbia fatto affari con la Cina, ed è abbastanza evidente che sua padre ne fosse perfettamente a conoscenza quando ha dichiarato il contrario.

D’altro canto, l’unica accusa che possiamo dire con una certa sicurezza essere falsa è quella della tangente da cinque milioni. Non c’è alcuna traccia di un passaggio di denaro di questo tipo verso il Presidente, la stessa FBI ha dimostrato di non dare molto credito alle dichiarazioni del proprio collaboratore ucraino che è l’unico testimone e l’unica prova addotta dai repubblicani, l’imprenditore che avrebbe pagato la tangente ha sempre negato e continua a farlo.

Sul resto, come si diceva, c’è ben poco:

- Per ora i repubblicani non sono riusciti a dimostrare che Joe Biden abbia intercesso per il figlio usando la propria influenza per farlo arricchire. È piuttosto evidente che uno con il curriculum di Hunter Biden avrebbe difficilmente ottenuto un posto di prestigio come quello ricoperto in Burisma se non avesse avuto quel cognome, ma questo è (e ci arriveremo nelle conclusioni) un altro discorso.

- Sebbene sia piuttosto evidente che la famiglia Biden abbia beneficiato ampiamente della brillante carriera politica del proprio membro più illustre, al momento non c’è alcuna prova che questo sia avvenuto grazie ad attività o condotte illecite.

Lo stesso McCarthy ha ammesso che questo è vero, ma sostiene che quando emerso dalle prime indagini legittima la richiesta dell’apertura della procedura di impeachment, e quindi di nuove e più approfondite immagini.


La domanda che ora dobbiamo farci è perché.

QUAL È IL CONTESTO POLITICO DI QUESTO IMPEACHMENT

Visto lo stato del dibattito politico - non solo negli USA - è piuttosto evidente che non c’è bisogno di un motivo particolare per aprire una procedura del genere - le cui chance di successo sono estremamente limitate - oltre a quello di danneggiare Biden in vista delle elezioni del novembre 2024. Ciò nonostante, la maggioranza repubblicana alla Camera, e in particolare McCarthy, hanno ottimi e diversi motivi per farlo.


Il primo è sempre di natura puramente elettorale: visto che è ormai impossibile per i repubblicani sostenere in maniera credibile che Trump non sia corrotto, vogliono per lo meno “sporcare il campo” e convincere gli americani che Biden è altrettanto - se non più - corrotto. Funzionerà? Difficile a dirsi.

Le vicende di Hunter Biden sono tutt’altro che prive di ombre, ma paragonate ai processi che vedono protagonista Trump, le accuse mosse a Biden impallidiscono. Ciò nonostante, è noto che l’elettorato democratico è molto più severo nei confronti dei propri leader di quanto non lo sia quello repubblicano, e quindi potrebbe essere proprio la base elettorale di Biden, quella più scossa e quindi meno propensa a votare. In vista di un possibile testa a testa alle urne, è un tentativo da non sottovalutare.


Il secondo motivo che spinge i repubblicani invece è tutto interno: McCarthy ha bisogno di sviare l’attenzione dalle tensioni intere al suo gruppo parlamentare. Da settimane l’ala oltranzista della maggioranza repubblicana chiede che vengano attuati enormi tagli alla spesa pubblica nella legge finanziaria al momento in discussione, il che porterebbe quasi certamente al cosiddetto shut-down, cioè alla paralisi dell’amministrazione pubblica federale per mancanza di fondi. Una mossa che in genere ha sempre premiato in termini elettorali i repubblicani, ma che a un anno dal voto rischia di essere pericolosissima. Quindi McCarthy preferisce di gran lunga che sui media si parli dell’impeachment che non dell’iter della manovra, e in più con questa mossa vuole mostrare agli oltranzisti di cui sopra che anche lui “è un duro”, mentre loro lo accusano di eccessivo appeasement nei confronti di Biden.


Fino ad oggi, lo speaker della Camera ha sempre ceduto alle pressioni degli ultra-trumpisti, e tutto fa pensare che impeachment o meno andrà così anche questa volta. Le conseguenze sull’economia americana, sulla strada della ripresa dopo il disastro pandemico, potrebbero essere catastrofiche. Staremo a vedere.


ALCUNE PRECISAZIONI E CONCLUSIONI

Ciò che emerge dalle indagini su Hunter Biden è un quadro piuttosto fosco.

Al di là delle questioni personali del figlio del presidente - l’abuso di droghe e di alcol, lo stile di vita esagerato, la presenza pubblica poco “presidenziale” -, è piuttosto evidente che questi - come altri membri della famiglia Biden - abbia sfruttato il potere di Joe per arricchirsi in maniera consistente, grazie a entrature e informazioni cui i comuni cittadini americani non potrebbero mai avere accesso. È pratica estremamente diffusa a Washington, ma questo non la rende meno deplorevole.

È evidente che nulla di questo può essere paragonabile anche solo a una delle molte accuse rivolte a Trump, dalla corruzioni di testimoni al tentativo di truccare le elezioni, a quello di rovesciare un governo democraticamente eletto, ma di nuovo questo non le rende meno deplorevoli.

Ed è, va detto, l’ennesima vicenda negativa di una presidenza - quella di Biden - fatta di alcune luci evidenti, ma anche di molte ombre.

Biden ha governato in maniera discontinua, teso tra le due anime del suo partito, quella più progressista e quella più moderata e paludata, senza mai prendere davvero una direzione precisa. Ha più volte mostrato debolezze umane di cui non gli si fa una colpa, ma che certo spaventano quando attribuite a quello che è forse l’uomo più potente al mondo.

Il vero dato che emerge da questo inizio di campagna elettorale è quello del perdurare delle crisi profonda della politica statunitense, una crisi perfettamente rappresentata dal fatto stesso che ci si ritrovi, quattro anni dopo, a un nuovo scontro tra Biden e Trump, due uomini che - certo, per motivi estremamente diversi - non avrebbero mai dovuto essere candidati.

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