Giubbetto ad alta visibilità ormai come seconda pelle, il ministro ai Lavori pubblici Matteo Salvini appare fermo nelle sue convinzioni mentre parla ai cronisti. Il ministro si trova a Benevento, a tagliare il nastro per l'inaugurazione dei lavori di scavo della galleria Telese-Vitulano della nuova linea Alta velocità/Alta capacità che collega la città campana con Bari. Il tema di cui si discuteva in quei giorni era la Direttiva europea cosiddetta Energy performance of building Directive (EPDB), in Italia nota come Direttiva “Case green”. Le poche parole proferite sono l’emblema della manipolazione costantemente attuata sulla crisi climatica e sulle azioni proposte in sede europea.
«Avere a cuore l’ambiente “pulito” è fondamentale» premette, «però non possono essere le famiglie in difficoltà a pagarne le spese e costringere tutti a [...] spendere cinquantamila euro per sistemarsi casa entro pochi anni. Questo è un lusso che pochi si possono permettere e quindi chiediamo buonsenso, più tempo e aiuti».
Le parole sono importanti, e Salvini lo sa, infatti non parla mai di crisi climatica e anche in questo caso spiega agli ascoltatori che “l’ambiente pulito” è fondamentale. Chi potrebbe mai negarlo. Certo è che la Direttiva EPDB ha proprio a che fare con l’ambiente e più in particolare con il pacchetto denominato Fit for 55, l’insieme di misure proposte dalla Commissione per ridurre le emissioni di CO2 del 55 per cento entro il 2030 (rispetto all’anno base di riferimento del 1990). Gli edifici privati sono proprio al centro dell’iniziativa. Del resto, case più efficienti dal punto di vista energetico non farebbero solo bene all’ambiente, ma anche alle tasche delle famiglie italiane. Famiglie che nella maggior parte dei casi vivono in abitazioni energivore e disperdenti, causa di costi eccessivi specie negli ultimi dodici mesi, quando il livello dei prezzi dei prodotti energetici è schizzato in alto, apparendo in alcuni momenti persino fuori controllo.
La commissaria per l’Energia dell’Unione, Kadri Simson, ha ricordato che «gli edifici sono il settore più energivoro in Europa. Consumano il 40 per cento dell’energia e generano il 36 per cento delle emissioni di gas a effetto serra».
La maggior parte degli immobili censiti in Italia da ENEA ha classe energetica G e F: si tratta del 59,7 per cento su un numero totale di attestazioni sottoposte all’ente di poco inferiore ai 3 milioni. Tuttavia, questi dati non possono essere impiegati per fare affermazioni che abbiano valore in senso estensivo per tutte le abitazioni esistenti. Le attestazioni, infatti, spesso non fotografano lo stato reale delle cose, ossia la condizione effettiva delle abitazioni al termine dei lavori di efficientamento, bensì certificano solo la situazione ante. Inoltre, le procedure di aggiornamento degli attestati non sono sempre obbligatorie. Nel nostro Paese esiste il cosiddetto catasto energetico, che è stato messo in mano alle Regioni, col risultato che ne esiste uno per ognuna di esse. Un bel guazzabuglio che è impossibile da analizzare. Non si è pensato nemmeno lontanamente di associare al catasto degli immobili il dato raccolto a livello regionale sulla prestazione energetica e le tipologie di impianti termici. Ma le parole “aggiornamento del catasto” sono un tabù e nessun decisore politico che tenga alla propria rielezione si può prendere la briga di affrontarlo. E fa specie che sia Salvini a usare la parola “lusso”, lui che siede tra gli oppositori alla riforma del sistema catastale. Perché, a tal proposito, il lusso delle case di lusso non pare essere tra quelli da sottoporre a giusta tassazione. Sarebbe certamente più facile, in un contesto di adeguata tassazione e di redistribuzione delle risorse, riuscire a trovare i denari per evitare proprio quell’ingiustizia che lamenta il leader leghista.
“Spendere cinquantamila euro” per rifare casa non è per tutti. Tuttavia, la questione di un giusto accesso alle risorse per poter ristrutturare e migliorare la prestazione energetica della propria abitazione non può entrare nell’alveo di una Direttiva, la quale per definizione deve essere oggetto di un atto di recepimento all’interno degli ordinamenti nazionali. Infatti, la norma europea si limita a stabilire che gli Stati nazionali istituiscano i piani di ristrutturazione, includendo regimi di sostegno e misure per facilitare l'accesso a sovvenzioni e finanziamenti. Dovrebbero essere perciò i governi a trovare le coperture per sostenere la spesa delle famiglie (anche attingendo ai fondi europei già esistenti, pensiamo ad esempio a Just Transition Fund), come del resto il nostro Paese fa da anni con il sistema dei bonus edilizi, guarda caso volti soprattutto alle azioni di efficientamento energetico, quali la sostituzione degli infissi, l’installazione di impianti fotovoltaici a tetto, la sostituzione dei sistemi di riscaldamento. Un modello che ha sempre avuto forti effetti regressivi in quanto trattasi di uno sconto fiscale che è erogato in relazione alla capacità di spesa degli individui e pertanto in misura maggiore alle classi più abbienti.
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