«Il punto è che si fanno i conti con la realtà». Così Meloni ieri, negando e quindi affermando che ci fossero parecchi problemi tra ciò che si promette in campagna elettorale e ciò che si fa una volta arrivati al governo.
Si parla, come sanno tutti, di accise sulla benzina, un argomento sul quale sono scivolati tutti i leader arrembanti dell’ultradestra, che vede oggi protagonista la presidente del Consiglio in un remake molto fedele del Salvini del governo Conte 1 – remake che possiamo apprezzare anche nell’oscena vicenda dei porti per le navi che soccorrono le persone in mare. Questa Meloni è solo un Salvini che ce l’ha fatta (e chissà se ce la farà).
In un certo senso le accise le hanno tolte davvero: al distributore della propaganda a basso costo, pompati da una retorica senza limiti, hanno fatto il pieno di voti, senza pagare le accise della responsabilità e dell’onestà intellettuale e politica.
Il problema è però ben più profondo di così. Perché la destra italiana è una destra in fuga dalla realtà, sempre e comunque. Non è un caso che gli stessi Salvini e Meloni proponessero, tempo fa e con modalità analoghe, di fuggire dall’euro e dalla stessa UE. Non è un caso che fuggano dal loro stesso pianeta, negando i cambiamenti climatici. Non è un caso che fuggano da se stessi, quando poi arrivano al governo.
Quel populismo da campagna elettorale! Basta! Ora dobbiamo governare.
La costruzione di una realtà alternativa, con l’abbondante ricorso a teorie del complotto, e il richiamo a un passato che non tornerà e che forse non c’è mai stato fanno parte del bagaglio di ogni destra estrema.
La loro carica anti-sistema si fa sistema, puntualmente, ogni volta che grazie a quella spinta giungono alle agognate posizioni di potere e finisce il loro viaggio-fuga dalla realtà.
Chissà se gli italiani se ne ricorderanno al prossimo rifornimento elettorale. Spero di sì, temo di no.
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