E così hanno finalmente lanciato la piattaforma digitale per la raccolta firme per i referendum.
E pare che in poche ore l’abbiano già utilizzata decine e decine di migliaia di persone. Chi l’avrebbe mai detto, eh?
A costo di sembrare antipatici, be’, l’avevamo detto noi. In particolare Civati, che nel giugno del 2014 depositò una legge costituzionale che tra le altre cose prevedeva proprio l’introduzione della racconta firme online per i referendum.
Il passato remoto è d’obbligo, perché sono passati dieci anni. Anni in cui abbiamo continuato a chiedere - spesso in solitudine - questa misura che non ha proprio nulla di rivoluzionario, è persino banale.
Eppure, appunto, ci sono voluti dieci anni. E abbiamo dovuto aspettare un governo di destra, per giunta.
Pensate a cosa avremmo potuto ottenere, in termini di democrazia e partecipazione, da quel 2014.
Tipo non aspettare dieci anni per un referendum sul Jobs Act, o liberarci di liste bloccate e leggi elettorali via via sempre peggiori. Insomma tutte quelle cose fatte dall’ex segretario del Pd e che ora il Pd vuole abolire, mentre si appresta ad allearsi di nuovo col ritrovato amico ex-segretario.
Il che fa pensare a quante cose abbiamo detto un po’ inascoltati in questi dieci anni.
Abbastanza deprimente, se vogliamo, ma anche potenzialmente esaltante. Se davvero ci vogliono dieci anni, per avere delle minime conquiste di civiltà, be’, allora ci siamo quasi: nel giro di un annetto o due dovremmo liberarci della tampon tax, del conflitto di interessi, della Bossi-Fini, della Fini-Giovanardi, mettere finalmente un freno al consumo di suolo, dare il voto ai fuori sede, eccetera, eccetera, eccetera.
O forse no. Già. Scusate. A forza di pensare all’estate 2014 ero tornato all’entusiasmo di quando non avevo ancora fatto trent’anni.
Va be’, vorrà dire che ci penseremo coi referendum. Adesso si può, finalmente.
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