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"La prima volta che ho deciso di mettermi in dieta pesavo 68 chili. Portavo una 44 abbondante e addosso gli anni ruggenti dell’adolescenza. Avevo letto da qualche parte, facendo i conti tra altezza ed età, che il mio peso forma sarebbe dovuto essere di 54 chili. Avevo sgranato gli occhi: “Cinquantaquattro?”. In quinta elementare ne pesavo 55.
Però ci avevo creduto. Mi ero detta che se c’era scritto che il peso forma era 54 allora così doveva essere. La dietologa dell’ospedale mi aveva anticipato che non sarei dimagrita molto, non le avevo chiesto il perché. Dopo sei mesi di dieta costante e un’oretta di camminata al giorno, pesavo 64. Ok, dieci chili in più rispetto al previsto, ma i jeans mi stavano meglio. Ce l’avevo abbastanza fatta. Potevo esserne felice.
Dopo la dieta torno a non pesare la pasta, torno a mangiare come la mia famiglia. In pochi mesi non sono più 64, non sono più 68, ma sono 72 chili. E dico "sono", non "peso".
“Urca, settantadue”. E sì che ho continuato ad andare a camminare, e sì che non mi sono strafogata di cibo. Ok, ho mangiato più di un dolce a settimana, ma... “Ma” niente. Dato che mi piacciono i dolci, non sono una brava ragazza, è colpa mia se sono ingrassata. Ho una ventina d’anni e quei 72 chili ogni tanto mi fanno piangere.
Tutti i giorni penso: “Lara-devi-dimagrire”. Ma quando ho ventisette anni e peso di nuovo 64 chili, con 14 chili persi in due mesi, non sono più felice, non sono più realizzata. Il post-it fucsia dice ancora «60». E io, maledetta, sono ancora 64.
E dopo un anno dalla fine della dieta sono 70, dopo due 76, dopo aver vissuto in Albania sono 72, al mio arrivo ad Amsterdam sono 78, in partenza da Amsterdam sono 86. Oggi sono di più.
Gli anni contati in chili, mai in salute, mai in quanto sono felice del percorso che sto facendo come donna, a prescindere dalla forma del mio corpo. Quasi come se non si possa ambire a qualcosa di meglio dell’essere magri. Come se l’obiettivo non fosse semplicemente essere sani.
Cosa sarebbe successo alla mia forma fisica se a 15 anni avessi accettato il mio peso naturale? Se non avessi combattuto quei 68 chili fatti di movimento, cibo normale, né troppo né troppo poco? Cosa sarebbe successo se qualcuno mi avesse spiegato che posso migliorare ma posso anche non esserne ossessionata, che sono bella lo stesso, ma soprattutto che se non lo sono chissenefrega? Che non c’è nulla di più potente e rivoluzionario di una donna che si accetta e fa sentire la propria voce contro chi ci vorrebbe omologate?"
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