L’altro giorno, sui social, era tutto un parlare di zigomi: circolava un’immagine del viso di Giorgia Meloni dalla sospetta turgidità, e quindi si sprecavano le speculazioni, “ecco perché era sparita”, cose così. Diversamente dalla favola di Andersen, in cui il popolo si complimentava per i vestiti nuovi dell’imperatore anche se in effetti non c’erano, qui le malizie sono arrivate anche senza sapere se il ritocchino ci fosse stato oppure no. Poi, un paio di giorni dopo, l’interessata ha convocato un vertice di maggioranza per placare Salvini e Tajani che da qualche tempo si fanno la faccia brutta (e questo non va bene, vengono le rughe), e registrato un video con Giorgetti sullo sfondo, per parlare della manovra, che promette sarà chirurgica anche se tutti sono convinti che dovrà invece usare il trinciapolli. Di zigomi non si è più parlato, ma nel caso, ovviamente, non ci sarebbe niente di male, magari può stupire che a ricorrere a certe pratiche siano i politici ma non dovrebbe, perché a ben pensarci si tratta invece di una categoria particolarmente avvezza a cambiar faccia.
Uno che è assoluto maestro in quest’arte è sicuramente Matteo Renzi. Altro che ritocchi, lui è l’Ethan Hunt dell’emiciclo, può interpretare qualsiasi ruolo, da nemico giurato del M5S a primo sostenitore del campo largo, nella versione più larga che si può, perché nessuna mission è troppo impossible per lui. Almeno finché non si leva la maschera di gomma. È andato ospite a una festa de L’Unità e ha trovato buona accoglienza, del resto era stato così accorto da lasciarsi dietro, quando se ne è andato, abbastanza amici da esser sicuro che qualcuno gli tenesse aperta la porta, casomai volesse ripassare per un saluto. Alla fine, ha fatto ha fatto bene a esser previdente. Dal palco, siccome l’argomento era quanto lui fosse di sinistra, ha ricordato le cose che ha fatto al Governo - con strategici omissis - rispetto a quelle che ha fatto Conte quando era a palazzo Chigi, ai tempi in cui governava con Salvini. E in effetti non si capisce bene perché uno debba provocare tutto questo sdegno nell’elettorato Dem e l’altro no, Conte peraltro è uno di quelli che non si limitano al ritocchino ma cambiano proprio identità, tipo latitante, solo che poi non si dà alla macchia, ce lo ritroviamo sempre lì in mezzo. Che poi è sempre lui, come Superman cui basta inforcare gli occhiali perché tutti pensino di avere a che fare con Clark Kent, e nel suo caso gli basta cambiare pochette, chissà. Comunque ci casca un sacco di gente, un caso da manuale di illusione cognitiva di massa.
Quanto al Pd, che dire: un partito che di giorno sembra la sala d’attesa del chirurgo ne La grande bellezza, e col favore delle tenebre si trasforma nel festino di Kubrick in Eyes Wide Shut: tutti senza eccezioni dal più remoto segretario di circolo a quelli che hanno già completato giri su giri come ministri e premier si sono rifatti la faccia innumerevoli volte, si sono fatti piacere le peggio leggi porcata, hanno difeso governi di larghe intese impresentabili, hanno votato di tutto e di più e soprattutto tutte quelle cose che oggi rinfacciano a Renzi, insomma, ti conosco, mascherone.
Di fronte a tanto fregolismo, cosa volete che siano due punturine (eventuali) sul viso della premier? La sua, tra l’altro, è una strategia molto più astuta: non passa intere legislature a far cose invise al suo elettorato per poi cercare di convincerlo, anni dopo, che ha cambiato idea. No, lei e i suoi dicono una cosa oggi, e poi l’opposto il giorno dopo, e avanti così finche non ci ricorda più da dove si era partiti, con che faccia, e cosa è stato effettivamente fatto da allora: oggi si dice che vanno tassati gli extraprofitti delle banche, domani si nega, dopodomani se ne riparla, oggi si fa trapelare di voler togliere l’assegno unico, domani si smentisce, e avanti così finché l’osservatore a un certo punto non sa più se sta guardando Giorgia Meloni o Donatella Versace.
È un caso di politica che imita la realtà, e non solo in genere non accade, ma di solito stiamo sempre tutti a lamentarci della distanza fra i due mondi. E se Angelina Jolie può sfilare a Venezia nel delirio totale senza che nessuno sia colto dal dubbio che si tratti invece della processione per la statua della Madonna incoronata, allora cosa volte che sia qualche piccolo filler nella rotta programmatica. La coerenza non paga, anzi, è un limite, e se non sono coerenti per primi gli elettori davvero non si può pretendere che lo siano gli eletti, sarebbe una presunzione imperdonabile. Verrebbe da dire che a questo punto conveniva tenersi Berlusconi, peraltro autorità assoluta in tema di lifting propri e altrui, se non fosse che la frequenza con cui negli ultimi tempi questo pensiero emerge sta diventando un po’ preoccupante. Ma è anche un segno dei tempi: sono quello che sono, e non migliorano nemmeno col botox.
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