Dopo l’esilarante sit-com in cui si cercava il colpevole dell’aumento del carburante, dopo gli incontri addirittura con la Guardia di Finanza per capire chi fosse stato, si potrebbe partire dai video appunti della cristiana madre Georg che spergiura di non aver promesso in campagna elettorale neanche l’eliminazione, ma addirittura la sterilizzazione (chissà se avrà chiesto prima a Roccella se poteva usare l’espressione) delle accise sul carburante, come invece risulta per tabulas dal suo programma.
E che il video che gira sui social (2019) non è relativo a questa campagna elettorale, certo che no, mica era propaganda che faceva dall’opposizione, ma solo “performance”, forse un provino per la prossima stagione di “LOL Chi ride è fuori” (infatti non c’è niente da ridere).
Ma siamo persone serie, e quindi cerchiamo di partire dalle basi, evitando anche le trappole della neolingua.
Perché il governo, in particolare il meritevole cognato Lollobrigida, interrompendo per un attimo la crociata contro gli insetti, dice che sarebbe stato un errore, adesso, “finanziare” le accise, perché, invece, ci sono altre priorità come il sostegno alle famiglie, cercando di far credere agli elettori (soprattutto ai loro) che invece di mettere denaro nelle accise lo mettono altrove.
Solo che le accise sono una tassa, non certo un progetto o un segmento di popolazione da aiutare, e non vengono finanziate ma, al contrario, servono a finanziare altre attività.
Quindi lo “sconto” sulle accise significa in realtà il mancato introito di risorse che a bilancio vengono meno.
Allora facciamo un altro passo indietro, le accise che tipo di tassa sono?
Sono una tassa orizzontale, che colpisce chiunque, ricco o povero, compra il carburante.
In teoria nascono per finanziamenti specifici, come le ricostruzioni per calamità naturali, ma di fatto vanno nel calderone della fiscalità generale.
E sono denaro fresco, pronta cassa, perché il carburante lo usano tutti, anche se il costo reale sul bilancio familiare è molto diverso.
Con i problemi energetici nati dal conflitto in Ucraina, il governo Draghi (mica Occhetto) le aveva ridotte a causa del rialzo dei prezzi.
Perché funziona così, se aumenta il carburante, visto che siamo un Paese che ruota tutto sul trasporto su gomma, aumentano a ruota sia le materie prime che i beni di consumo alla cassa del supermarket.
La decisione sembrava saggia.
Invece, togliendo lo “sconto”, il prezzo è aumentato immediatamente e non esistono altre cause.
Ma andiamo ancora più indietro, le tasse orizzontali sono eque, sono giuste?
Abbiamo già l’IVA, che però ha aliquote fisse non superiori al 22% e per di più variabili, quindi con possibilità di diminuzione, a seconda dei beni sui quali è calcolata.
Le accise sono orizzontali ma sono anche ad accumulo perché non si fermano ad una percentuale fissa, e convivono con l’IVA, tanto che si calcola che sul costo di un litro di benzina o gasolio la tassazione incida per circa un euro, ben oltre il 50%.
Comunque, in generale, sulle tasse orizzontali ulteriori rispetto all’IVA, bisognerebbe chiedere a Margaret Thatcher com’è andata con la sua “poll tax” (e già forse basterebbe l’accostamento), ma non c’è tempo quindi no, in generale le tasse orizzontali non sono eque.
Infatti per i “ricchi” sono irrilevanti, per i “poveri” sono devastanti.
In mezzo, appunto, il ceto medio, che aggiungendo l’aumento del carburante (senza che ci sia un adeguato servizio di trasporto pubblico alternativo) alle bollette e agli aumenti dei beni di prima necessità, senza salario minimo e con stipendi fermi o diminuiti (unico Paese in Europa), spesso in situazioni di precariato, si sposta velocemente, in tempo reale, verso la parte “poveri” dei grafici.
Quindi si può affermare che le accise non solo non combattono, come vorrebbero farci credere, ma aumentano le diseguaglianze.
E sentire Cottarelli, fenomeno tanto voluto da Letta, dare ragione alle destre che pietosamente sostengono di non aver confermato gli “sconti” perché erano iniqui e a vantaggio dei ricchi, comporta un’ulteriore esborso familiare in antiemetici.
Ma appunto, se non sono eque e aumentano le diseguaglianze, perché a sinistra dovremmo sostenere le accise, quanto meno in questa misura?
Perché le volevano togliere anche loro? Perché lo diceva Salvini, allora bisogna dire il contrario?
A sinistra dovremmo dire quel che è giusto, e quel che è giusto è scritto in Costituzione, art. 53: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”.
Quindi quei 9/10 miliardi che mancano, vanno recuperati non dalle accise, che vanno almeno limitate, ma con la progressività fiscale, e magari anche con una tassa patrimoniale sui patrimoni veri, quelli enormi.
Questo si, sarebbe di sinistra, e infatti la destra non lo dice.
E neanche la sedicente sinistra, quella che ogni tanto si lamenta sui social che con 4.500 euro non arriva a fine mese.
Insomma, le accise sarebbero un bel punto di partenza, se solo si volesse.
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