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Immagine del redattoreFranz Foti

I fascisti hanno rotto il Carso



Al raduno di Norimberga - pardon, di Pontida - dei giorni scorsi ci è toccato subirci per l’ennesima volta “sta rottura de cojoni dei fascisti”. Ancora una volta, hanno suonato uno dei loro refrain più classici, quello dell’epopea della Prima Guerra mondiale.


Stavolta è toccato al generalissimo Vannacci, che ha vaneggiato da par suo su una supposta cittadinanza italiana che “loro” (ma loro chi?!) si sarebbero guadagnati sul Carso.

Non è una novità, da un secolo i fascisti di ogni risma ripetono le loro corbellerie violente su quello che è avvenuto nel territorio dove vivo.


Gli ultimi erano stati quelli di Casa Pound, che dal sacrario di Redipuglia avevano dato il via a una loro campagna elettorale di qualche tempo fa, rivendicando una fantasiosa “difesa dei confini” da parte del regio esercito.


Ora, lasciando da parte la complessità delle vicende storiche di questa terra, che è decisamente fuori dalla portata di menti monodimensionali fatte di sangue e suolo, vorrei fare un appello: basta.


Ci avete rotto il Carso.


Da più di un secolo.


Questa terra è intrisa di sangue e piombo, ammorbata da decenni di odio e di violenza. Lasciatela una buona volta in pace. Parlate d’altro. Non so, delle paludi bonificate, o di qualche altro fun fact sul fascismo che avete letto su Facebook. Lasciate perdere la Prima Guerra mondiale, che per questi territori ha voluto dire solo l’inizio di una stagione di orrori, di miseria, di disperazione.


Qua si è distrutto, si è ucciso, si è soggiogato, si è incendiato, si è rinominato, si è imposto coi moschetti. Ma non si è guadagnato un bel nulla.


Ci sono voluti decenni per far uscire questi territori dall’abisso dove erano stati cacciati dai vostri eroi. E non certo grazie a voi.


Ora per cortesia vorremmo almeno essere lasciati in pace. Non dover sentir ripetere il nome di casa nostra ogni volta che un fascista da due soldi è in vena di qualche smargiassata per racimolare un applauso in più.


In cambio, se volete, noi facciamo volentieri a meno di parlare di Pontida fino alla fine dei tempi.

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