“Toh, i ghiacciai ‘in estinzione’ ora crescono”. “I ghiacciai delle Alpi cresciuti ‘di nascosto’”. Sono questi i titoli di due articoli (La verità e Il Giornale) risalenti a un mesetto fa, con i quali il grande giornalismo di inchiesta nostrano svelava delle notizie assolutamente sensazionali e “snobbate da tutti”. Ecco cosa scriveva Il Giornale esattamente un mese fa: “le coperture nevose stagionali, quindi le probabili formazioni di nuovo ghiaccio, sono decisamente cresciute: quindi presto cresceranno anche i ghiacciai, a meno che quest'estate non si presentino improbabili temperature da deserto iraniano”.
I conti li faremo a settembre. Solo allora, infatti, potremo sapere se gli straordinari accumuli nevosi avranno passato l’estate o meno. Al momento le Alpi non hanno raggiunto temperature da deserto iraniano – anche se il 22 luglio la Terra ha registrato la temperatura media globale più alta (17,16 °C) da quando questa viene misurata, cioè dal 1940 - , ma l’ondata di calore che stiamo subendo sta sicuramente contribuendo alla fusione della neve in quota. “Dove avevamo tre metri e mezzo di neve a inizio giugno” ha dichiarato Luca Mercalli al Fatto Quotidiano “adesso abbiamo mezzo metro”, e a fine stagione “vedremo quanta neve sarà rimasta per nutrire il ghiacciaio sugli anni successivi. Potrebbe anche sparire tutta”.
Qualora non si dovesse sciogliere tutta la neve a fine stagione, saremmo sicuramente di fronte a una buona notizia, da collocarsi però in un trend assolutamente negativo, durato anni e che continuerà nel futuro. Un futuro in cui i ghiacciai scompariranno dalle Alpi e si ridurranno quasi ovunque sulla Terra.
Lo racconta Giovanni Baccolo, glaciologo e ricercatore, ne “I ghiacciai raccontano”, in uscita oggi in libreria, portando il lettore alla scoperta di tutto ciò che i ghiacciai rappresentano per la Terra e per l’uomo. Non solo colonnine di mercurio che ci comunicano la temperatura del pianeta, ma luoghi che fanno a tutti gli effetti parte della nostra storia e della nostra cultura. Dalle prime incredibili esplorazioni alle ricerche più sofisticate, che ci hanno permesso di estrarre carote di ghiaccio per una lunghezza di oltre tre chilometri, attraverso le quali abbiamo ricostruito l’andamento del clima negli ultimi 800mila anni. Dai progetti più folli, come la costruzione da parte degli americani di Camp Century, la prima (e unica) base militare costruita all’interno di una calotta polare – salvo accorgersi che i ghiacciai sono in movimento, e quindi abbandonata – alle evoluzioni più recenti, che dovranno coincidere anche con nuovi e consapevoli strumenti per andare in montagna e camminare su quel che resterà dei ghiacciai alpini.
“I ghiacciai raccontano” lo trovate da oggi in libreria oltre che sul sito di People. Non ci troverete titoli sensazionalisti ma un racconto in profondità, in cui le storie di donne e uomini si intrecciano con le scoperte scientifiche, fino ai giorni nostri.
Donne e uomini, perché come mette ben in evidenza Baccolo, la prima a ipotizzare che la concentrazione di anidride carbonica potesse influenza il clima fu Eunice Newton Foote, scienziata e attivista per i diritti delle donne, nel 1856. “Il riconoscimento diffuso di questo importante risultato” scrive Baccolo “è arrivato solo nel 2010”, quando l’articolo contenente le tesi di Foote “è stato riscoperto dopo oltre un secolo di completo oblio”.
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