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Immagine del redattoregiuseppe civati

Il cielo d'Europa è ancora nero



Con la vittoria dei laburisti inglesi contro i destrissimi conservatori degli ultimi anni e con l’affermazione del Fronte Popolare in Francia, qualcuno potrebbe pensare che le Nuvole nere nel cielo d’Europa (il titolo che ho adottato per il mio piccolo libro di “accompagnamento” alle elezioni europee del giugno 2024) siano state spazzate via e che come al solito chi scrive faccia parte della categoria di coloro che si pongono problemi eccessivi – o se preferite che vedono fascisti da tutte le parti, come ci ripetono da anni.


Certo, il fatto che sia saltato il governo che aveva promosso l’oscenità del modello Rwanda e che per la prima volta la sinistra inglese goda di una maggioranza così ampia sono dati che fanno ben sperare, così come il risultato della sinistra plurale francese, a cui è associata anche la manifestazione della responsabilità delle forze repubblicane al secondo turno. Responsabilità politica che ha consentito di ribaltare il risultato delle Europee e del primo turno delle Legislative: nel libro parlo di una sorta di triplo turno voluto dal presidente della Repubblica francese, Emanuelle Macron, uscito sconfitto dalle elezioni europee e capace di rilanciare la sfida, con una mossa che molti commentatori avevano – con superficialità – ritenuta azzardata.


Le buone notizie però sono accompagnate da dati da tenere in considerazione, se vogliamo offrire prima di tutto a noi stessi un’analisi compiuta.


Per quanto riguarda il Regno Unito si segnala il risultato di una forza ancora più estrema dei conservatori di Sunak, la lista di Nigel Farage, Reform Uk, grande protagonista della Brexit, che ha ottenuto il 14,3 per cento: per il sistema uninominale ad un unico turno ciò significa pochi parlamentari – solo 5 seggi tra i quali per la prima volta proprio quello vinto da Farage (dopo parecchi tentativi andati a vuoto) – ma è un dato politico tutt’altro che irrilevante.


Per quanto riguarda la Francia, vedremo se chi ha vinto riuscirà a formare un governo e come, ma i dati complessivi ci dicono anche che la formazione di Le Pen e Bardella ha ottenuto 11,3 milioni di voti al secondo turno. Ciò significa che ha perso ottenendo il 37,1 per cento.


Il risultato delle elezioni francesi è frutto di un accordo politico tra le parti che hanno ribadito il loro "barrage" verso l’estrema destra e una mobilitazione dichiaratamente antifascista, senza le quali – aspetto tecnico e aspetto politico, insieme – racconteremmo una storia molto diversa.


Quindi, come si diceva prima delle Europee e come si deve continuare a fare anche dopo queste due rilevanti tornate nazionali, la guardia va tenuta alta, altissima, e la mobilitazione per tenere lontane le destre estreme dal governo dei nostri Paesi (come da noi purtroppo già accade) non deve affatto passare in secondo piano.


Da ultimo, ma per primo, faccio notare alcuni aspetti, in aggiornamento, circa la composizione del Parlamento europeo, dove gli ultimi giorni sono stati fondamentali per la riorganizzazione del campo dell’estrema destra, per iniziativa del più riconosciuto dei suoi leader: Viktor Orbán.


Il nuovo gruppo dei Patrioti ha raccolto l’adesione di gran parte delle forze che partecipavano al gruppo di Identità e democrazia, ha recuperato numerosi non allineati (a cominciare proprio da Fidész – formazione che dopo essere stata per anni nel PPE non aveva trovato alcuna collocazione ufficiale nel corso dell’ultima legislatura), ha visto l’adesione di Vox (che prima sedeva con i Conservatori e riformisti di Giorgia Meloni) e conta sul protagonismo dei francesi di RN.

E se qualcuno si chiede dove sia finita Alternative für Deutschland, beh, sappia che sta per costituire il terzo gruppo di estremisti che più estremisti di così non si può, che si dovrebbe chiamare «Europa delle nazioni sovrane». Alla formazione tedesca, fatta fuori da Le Pen durante la campagna elettorale, mancano 8 parlamentari per poter arrivare alla soglia dei 23 necessari per poter formare un gruppo. Le ultime notizie dicono che ci riusciranno.


Il quadro quindi, a oggi, è questo


PPE 188

SD 136

Patrioti 84

Ecr 78

Renew 77

Verdi 53

Sinistra 46

Afd e alleati 23


Non si amano tra loro, evidentemente, e probabilmente influiranno soltanto indirettamente sugli equilibri politici europei nella legislatura che muove i suoi primi passi, ma in totale gli esponenti dell’estrema destra al Parlamento europeo sono 185. Quasi come i parlamentari del Partito Popolare. Teniamo a mente questi numeri, così evitiamo di sorprenderci la prossima volta.



(grafico pubblicato da @you_trend)

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