Un anno fa, insieme a Marco Albino Ferrari coprivo in bicicletta il percorso che divide due piste da bob: quella vecchia di Cortina (al tempo appena smantellata) con quella più moderna e funzionante di Innsbruck.
Per connettere le due piste abbiamo pedalato (con estrema tranquillità) appena un giorno e mezzo: le dividono infatti solo 168 chilometri.
Lo scopo di quel breve e simbolico viaggio era quello di dimostrare la grande vicinanza tra i due impianti (3 ore in macchina) e quindi la possibilità di dirottare - in occasione di Milano-Cortina 2026 - le gare di bob, skeleton e slittino in una struttura già funzionante (come per altro suggerito dallo stesso Comitato Olimpico Internazionale).
Questo avrebbe evitato un non improbabile spreco di denaro pubblico (le stime parlano di 120 milioni, piú le spese gestione annua) e di territorio.
Che futuro ha l'impianto di Cortina? Che futuro ha uno sport che in Italia conta appena 59 praticanti?
Che futuro ha una struttura che nasce a pochi anni dalla pista olimpica di Cesana-Pariol, costruita in occasione di Torino 2006 e abbandonata a pochi anni dall'inaugurazione dopo essere costata 110 milioni di euro?
In ogni caso, nonostante le numerose proteste, l'azzardo sembra aver vinto sul buon senso e il cantiere sta avanzando all'ombra delle Tofane.
Una pedalata inutile quindi? In realtà no, perché mi ha permesso di conoscere decine di persone (ampezzani e non) con lo sguardo rivolto al futuro, nel desiderio di allontanarsi da una gestione territoriale che spesso tende a sfruttare le risorse della comunità in favore di pochi, e questo dà speranza.
(le prime due immagini sono di Luca Matassoni, la terza dell'autore)
Pietro Lacasella è autore di Scivolone olimpico, pubblicato da People e disponibile qui
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