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  • Immagine del redattoreDavide Serafin

Il Governo sostiene le rinnovabili (ma con le nostre bollette)



Macché meno Europa. Il governo dovrebbe dire, grazie Europa. Anzi, grazie Ursula. La Commissione europea ha infatti appena approvato, ai sensi delle norme dell'Unione in materia di aiuti di Stato, «un regime italiano volto a sostenere la produzione di un totale di 4.590 MW di nuova capacità di energia elettrica a partire da fonti rinnovabili». Il comunicato stampa di Bruxelles chiarisce che la decisione è scaturita dall’iniziativa del governo italiano, il quale ha notificato alla Commissione l'intenzione di avviare un regime di sostegno alla produzione di elettricità da fonti energetiche rinnovabili. Iniziativa necessaria, si direbbe, vista l’incombenza della crisi climatica e la transizione energetica. Ma prima occorre verificarne i dettagli.

La misura rimarrà in vigore fino al 31 dicembre 2028. Si tratta di 35,3 miliardi di euro di incentivi che saranno erogati, in seguito a bando di gara pubblica, a coloro che presenteranno progetti di costruzione di nuove centrali dotate di «tecnologie innovative e non ancora mature, quali l'energia geotermica, l'energia eolica offshore (galleggiante o fissa), l'energia solare termodinamica, l'energia solare galleggiante, le maree, il moto ondoso e altre energie marine oltre al biogas e alla biomassa», è così riportato nel comunicato stampa della Commissione.


L'aiuto assumerà la forma di un contratto bidirezionale per differenza (CFD) per ogni KWh di energia elettrica prodotta e immessa in rete e durerà per tutta la vita utile delle centrali. Di per sé, l’utilizzo dei CFD, contratti per differenza, può rappresentare una salvaguardia per i prezzi dell’energia, ma ciò dipende dal livello a cui verrà fissato il prezzo di esercizio per ciascuno degli impianti. Il valore dell’incentivo sarà infatti calcolato come differenza tra il prezzo zonale orario, «vale a dire il prezzo dell'energia elettrica al momento dell'immissione dell'energia nella rete» e quanto pattuito nel CFD, ma quando la differenza è negativa, e quindi i beneficiari si trovano fuori mercato, questi hanno diritto a ricevere pagamenti pari alla differenza tra i due prezzi. Quando invece il prezzo di riferimento è superiore al prezzo di esercizio, i beneficiari non riceveranno un extraprofitto poiché dovranno versare la differenza allo Stato. Qualche malizioso potrebbe pensare che nessuno dei CFD verrà fissato con un prezzo di esercizio troppo basso, ma tant’è, nessuno può prevedere ora l’andamento del mercato dell’energia elettrica dei prossimi quattro anni, giusto?

Dulcis in fundo, il governo italiano non ha saputo dove trovare i 35,3 miliardi di euro di aiuti se non applicando un prelievo dalle bollette elettriche dei consumatori finali. Ergo, tutte e tutti noi pagheremo complessivamente quasi 9 miliardi in più all’anno per quattro anni per sostenere gli investimenti in “tecnologie non ancora mature”. Giusto così, scarichiamo i costi sugli utenti, senza tener conto di chi può pagare e di chi no. E chissà cosa ne pensano le famiglie in condizioni di povertà energetica, salite nel 2022 a quota 2 milioni. Chissà.

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