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  • Immagine del redattoreMarco Tiberi

Il programma lo fate voi



A quanto pare, la data del congresso del PD verrà spostata dal 19 al 26 di febbraio. A quel punto, saranno passati esattamente cinque mesi dalle dimissioni non dimissioni di Enrico Letta. Da quell’infausto 26 di settembre, infatti, sono già trascorsi più di tre mesi, durante i quali i candidati alla segreteria del PD non hanno ancora detto niente. Si è discusso sulla data, ora si discute sul voto on line, ma non è ancora emersa un’idea, una proposta, un pensiero. Bonaccini pare abbia deciso di usare la parola “laburista” che secondo lui identificherebbe un partito dei lavoratori e delle imprese, all inclusive diciamo. Elly Shlein di parole ne usa tantissime e francamente si fa un po’ fatica a starle appresso, quel che appare chiaro è che abbia molto a cuore tenere comunque unite tutte le anime del partito. Gianni Cuperlo, dopo aver annunciato la candidatura, non ha più detto nulla e la De Micheli, già terza non data, da quarta sembra essere scomparsa.


Insomma, dopo la definizione di un regolamento kafkiano e l’uscita del questionario denominato “La Bussola” , del “Congresso costituente del nuovo Partito Democratico” si sono perse le tracce. Dai profili social dei candidati vediamo che stanno girando l’Italia. Ci sono fotografie e filmati di arrivi in sale più o meno piene, applausi dei presenti, frasi tipo: “Ripartiamo dalle persone! Avellino adesso” (Bonaccini); “Appena arrivata a Siena per l’Ultima tappa in Toscana #partedanoi” (Shlein). Ma sono pochissime le indiscrezioni su cosa i candidati stiano andando a dire alle persone che li attendono fiduciose. “Io ho in mente un partito che nel guardarsi negli occhi con le persone ritrova una sua radice popolare” ha recentemente dichiarato Bonaccini. Sguardi quindi, ma a quanto pare nessuna visione. Del futuro, del Paese, della sinistra. L’impressione è che si stia svolgendo un congresso all’incontrario nel quale non sono i candidati a presentare le mozioni, ma si punta sulla mozione degli affetti nei confronti dei militanti, degli elettori, della base, dai quali probabilmente si attende qualche suggerimento.


Si chiede insomma ai “sequestrati”, a coloro che nonostante tutto hanno continuato a votare il PD in questi anni senza sapere bene perché, di prendersi anche la responsabilità della ricostruzione del partito. “Il programma lo fate voi”, come si diceva in quelle trasmissioni tv con le telefonate da casa.


È uscito il nuovo libro di Marco Tiberi, Il sequestro. Controstoria del Partito Democratico, pubblicato da People: lo trovate qui.

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