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Immagine del redattore Paolo Cosseddu

Il referendum sulla cittadinanza e la brutta fine del M5S



Mentre il referendum sulla cittadinanza marciava trionfalmente verso il traguardo delle 500mila firme (ora siamo a 576mila), Giuseppe Conte latitava, impegnato in un penoso dissing con Beppe Grillo. Da un certo punto di vista, meglio così. Almeno, finalmente, si può squarciare il velo di ambiguità che ammanta il “fortissimo punto di riferimento dei progressisti” sin dai tempi del Conte II, che viene per secondo per un motivo: perché seguiva il Conte I, quello dei respingimenti e dei decreti sicurezza firmati e presentati con Salvini, modificati solo dopo, solo in parte, e solo dopo lunghe insistenze. Nel frattempo, Salvini per il suo operato in quell’esecutivo è finito sotto processo, Conte e i suoi no: qualcuno, in questi giorni, è andato a leggersi le carte per rilevare le differenti responsabilità, e sicuramente sarà così sotto il profilo giudiziario. Inoltre, si sostiene, ai tempi del caso Open Arms, il conflitto interno alla maggioranza era già acceso, e quel governo sarebbe finito di lì a poco. Nelle aule discutono gli avvocati e i giudici, ma dal punto di vista politico è un altro paio di maniche, ed è un inedito che un presidente del Consiglio disconosca l’operato dei suoi ministri mentre erano in carica, ricorda molto quei fedifraghi sposati che raccontano all’amante che tanto il loro matrimonio è agli sgoccioli.

E poi c’è la questione con Grillo: la lite da pollaio interna al Movimento 5 Stelle è abbastanza squallida, ma in riferimento proprio alla raccolta referendaria sarebbe il caso di ricordare che nei principi fondativi del Mov c’erano la democrazia partecipativa, persino diretta, e l’uso del web come strumento di attivazione dei cittadini rispetto alle decisioni di un Paese. Su queste basi, la nuova possibilità di sostenere le iniziative referendarie dal basso e con un sistema digitale, più veloce e sicuro, avrebbe dovuto essere il loro pane. Invece non hanno detto una parola - nemmeno alla fine, quando i giochi erano fatti, come hanno fatto gran parte dei leader delle altre forze del Campo Largo -, troppo concentrati a occuparsi degli affari loro. Che brutta fine.

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