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  • Immagine del redattoreFranz Foti

L'aborto in Costituzione e i corpi sotto assedio


“La legge determina le condizioni in cui si esercita la libertà garantita per la donna di ricorrere all'interruzione volontaria della gravidanza.”

Questa è la formula con cui da ieri la Francia ha emendato l'articolo 34 della propria Costituzione, inserendovi il diritto all'aborto. È la prima volta che questo diritto viene sancito nella carta fondamentale di uno stato europeo, e molto si è discusso di tale scelta negli ultimi mesi.

Sia in Francia che nel resto d'Europa diversi commentatori hanno osservato come Macron abbia scelto di sposare le proposte di riforma arrivate dalla sinistra e dai verdi per cercare consensi a sinistra in vista delle europee di giugno, in una strategia più ampia del presidente francese che vorrebbe presentarsi come l'unico vero grande oppositore all'ondata di destra che minaccia di abbattersi sul continente. Allo stesso modo, l'inquilino dell'Eliseo avrà certamente visto questa come una vittoria "facile", sul piano del consenso popolare, visto che l'83% dei francesi si è dichiarata a favore. Lo stesso motivo per cui alla fine persino Marine Le Pen, che pure aveva molto criticato la proposta di modifica della Costituzione, alla fine ha detto di appoggiarla, rivendicando che in Francia non c'è alcun tentativo della destra di minare il diritto di scelta delle donne.


Dovremmo quindi limitarci a considerare quanto avvenuto ieri un'operazione di "pink washing" puramente di facciata, una mossa elettorale e nulla più? Noi crediamo di no.


C'è del vero in quanto affermato qua sopra, intendiamoci, ma il voto del Senato francese resta storico, e la scelta fatta ha il merito di dare nuova e ulteriore dignità a quello che è indiscutibilmente un diritto fondamentale che merita di essere riconosciuto come tale.

Di più, da ieri in Francia questo diritto sarà più difficile da negare, e checché ne dica Le Pen, il diritto di scelta delle donne, e con esso di fatto il diritto stesso all'autodeterminazione femminile, é sotto attacco.


Lo abbiamo visto negli Stati Uniti, con la scellerata decisione della Corte Suprema di fare marcia indietro rispetto alla storia sentenza Roe v. Wade, ridando ai singoli stati il diritto di decidere in materia di aborto, rendendolo di fatto illegale in molti di essi. Lo abbiamo visto in Ungheria e in Polonia, dove i governi di destra di Orbán e Morawiecki hanno reso di fatto impossibile l'interruzione di gravidanza anche nei casi più estremi, con conseguenze dirette gravissime per le donne di quei paesi.

Lo vediamo in tutto l'occidente, come mostra chiaramente Siân Norris nel suo Corpi sotto assedio, di cui già abbiamo scritto su questa rivista.


Nel libro, la giornalista investigativa britannica mostra chiaramente come esista una rete internazionale di destra il cui scopo è portare le proprie idee di stampo fascista in fatto di diritti civili, migrazioni e geopolitica, utilizzando proprio l'aggressione ai diritti delle donne come punto da cui partire per fare breccia nelle conquiste del progressismo degli ultimi cinquant'anni. Una rete che include anche la Francia e l'Italia, e che riguarda esponenti di spicco di partiti che ormai vanno assumendo un ruolo sempre più importante nello scacchiere politico europeo. L'attacco al diritto di aborto espresso molto chiaramente da figure come l'attuale Presidente della Camera Fontana, che ha definito l'aborto come «la prima causa di femminicidio» e che proprio nella sua Verona nel 2019 ha fatto da gran cerimoniere al Congresso Mondiale delle Famiglie, l'annuale raduno di attivisti, fondazioni, politici e lobbisti della galassia antiabortista e antigender, che da diversi anni ha stretto un patto d'acciaio con la destra xenofoba per tenere insieme le idee più retrive del fondamentalismo cristiano con le teorie di cospirazione del suprematismo bianco sulla Grande Sostituzione sul cosiddetto "genocidio dei bianchi".


Non a caso proprio uno degli uomini più in vista di questi ambienti, il francese Éric Zemmur - recentemente accolto calorosamente nel gruppo dei Conservatori Europei dalla loro leader Giorgia Meloni - è noto per aver dichiarato, parlando dei danni della legge francese sull'aborto: «Duecentomila aborti all’anno, cifra costante dalla legge Veil del 1975: trentacinque anni, cioè sette milioni di persone. La popolazione francese sarebbe aumentata da 65 a 72 milioni di abitanti». Esattamente lo stesso linguaggio adottato dal consigliere comunale leghista di Verona Zelger ai tempi della giunta Sboarina, quando nel quarantennale della legge 194 ha presentato una mozione di maggioranza per denunciare come in Italia manchino «sei milioni di bambini [...] a causa del calo demografico dovuto all’aborto». E ancora lo stesso di Matt Schlapp, leader dell'American Conservative Union, già direttore politico dello staff del Presidente Bush e consulente di Trump, nonché grande tessitore delle relazioni tra i repubblicani e Fratelli d'Italia, che al Congresso Mondiale delle Famiglie di Budapest nel 2022 ha dichiarato sul rapporto tra aborto, migrazioni e denatalità: «Se dici che c’è un problema demografico in un Paese, ma stai uccidendo milioni di persone ogni anno attraverso l’aborto legalizzato, se questo dovesse essere ridotto, parte del problema sarebbe risolto. Ci sono milioni di persone che possono accettare molti di questi lavori. Come mai nessuno ne parla? Se siete preoccupati per questa sostituzione tra virgolette, perché non iniziamo da qui? Iniziamo permettendo alla nostra stessa gente di vivere.»

E per retare dall'altro lato dell'Atlantic, solo qualche giorno fa proprio qua su Ossigeno abbiamo ricordato come anche il partito di Milei in Argentina abbia presentato una proposta di legge che limiterebbe quasi totalmente l'accesso all'aborto.


Ecco, in un mondo in cui invece della sinistra a fare rete sono gli Zemmour, i Fontana, gli Schlapp e i Milei, forse di fronte alla scelta di difendere il diritto all'aborto mettendolo in Costituzione, più che da criticare o da sminuire c'è da prendere appunti.


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