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  • Immagine del redattoregiuseppe civati

L’andazzo generale

Sono mesi che sentiamo ripetere che «non si può più dire nulla», che si rincorrono dibattiti sul politicamente corretto e sulla battaglia per la libertà di espressione che spesso viene proprio da chi, esprimendosi e quindi agendo politicamente, toglie libertà agli altri, nel più totale cortocircuito tra forma e sostanza che il nostro dibattito pubblico abbia mai conosciuto.


Non ci voleva il libro del generale ultradestro per rilevare, invece, che non solo si può parlare tranquillamente di qualsiasi cosa: la verità è che si può proprio dire di tutto.


Una volta si sarebbe usata, dopo una dichiarazione di cui si era convinti, l’espressione: «senza tema di smentita». Ora pare che tutto sia dichiarato con l’auspicio e l’immediata invocazione di una smentita. Non si aspetta altro, così da poter parlare di stronzate per intere settimane. E non importa se si offende qualcuno, anzi, si dichiara proprio per offendere e, grazie a un sistema dell’informazione che è stato a lungo plasmato per dare rilievo a questo tipo di atteggiamenti, si fa notizia soltanto se qualcuno è preso di mira.


Ovviamente, mentre si minaccia, ci si rappresenta come minacciati. Mentre si aggredisce, ci si definisce vittime. Mentre si discrimina, ci si dichiara discriminati. Prigionieri politici, tipo. E intanto si apre quello che soltanto eufemisticamente si può chiamare vaso di Pandora, perché di vasi ne vengono in mente altri.


A corredo di tutto ciò, mentre l’estrema destra italiana attraverso i suoi organi di informazione scrive cose immonde tutti i giorni dell’anno, ecco che irrompe sulla scena la sorpresa, lo sconvolgimento, il collettivo “cadere dalle nuvole”.

Vannacci è “generale” proprio come l’andazzo che dura da anni. Nell’indifferenza, generale anch’essa.

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