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  • Immagine del redattoreJacopo Di Miceli

L'attentato sventato in Brasile e le similitudini fra Bolsonaro e Trump



La vigilia di Natale un sostenitore del presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha tentato di far saltare in aria l’aeroporto della capitale Brasilia per scatenare il caos nel Paese e sabotare così l’insediamento del nuovo presidente, Luiz Inácio Lula da Silva, il prossimo primo gennaio.

L’obiettivo - ha confessato l’uomo - era spingere Bolsonaro alla decretazione dello stato di emergenza, “provocare l’intervento delle forze armate e impedire l’instaurazione del comunismo”.

"Ciò che mi ha motivato a prendere le armi sono state le parole del presidente Bolsonaro, che ha sempre sottolineato l'importanza delle armi ai civili dicendo: 'Un popolo armato non sarà mai ridotto in schiavitù'", ha raccontato alla polizia l’arrestato, George Washington de Oliveira Sousa, un piccolo imprenditore 54enne dello Stato del Pará giunto nella capitale per partecipare ai “campi patriottici”, manifestazioni bolsonariste che da settimane si svolgono davanti al quartier generale dell’esercito.


Il presidente sconfitto non ha infatti ancora riconosciuto il risultato elettorale, e dal 30 ottobre i suoi sostenitori organizzano proteste, blocchi stradali e persino assalti alle stazioni di polizia per chiedere un golpe militare.

La bomba, fabbricata con esplosivo per miniere, era stata piazzata da un complice già identificato all’interno di un’autocisterna carica di cherosene, ma non è detonata per un difetto nel telecomando a distanza. Se fosse esplosa vicino a un aereo, ha spiegato il capo della polizia di Brasilia, “sarebbe stata una tragedia mai vista”.

Nell’appartamento dell’attentatore, la polizia ha rinvenuto un arsenale di armi, uniforme mimetiche e altri cinque esplosivi. “I gravi eventi di Brasilia dimostrano che i campi 'patriottici' sono diventati incubatori per terroristi”, ha dichiarato il futuro ministro della giustizia e della pubblica sicurezza, Flávio Dino.

Secondo un sondaggio Datafolha pubblicato il 21 dicembre, il 75% dei brasiliani si oppone alle azioni antidemocratiche dei bolsonaristi radicali che negano la vittoria di Lula. La percentuale è del 50% fra chi ha votato Bolsonaro al secondo turno e del 96% fra gli elettori di Lula. Ad appoggiare le proteste sono soprattutto le fasce di popolazione con un reddito elevato.


Da più di un anno, gli esperti di estremismo mettono in guardia dalla possibile emulazione dell’insurrezione di Capitol Hill da parte dell’estrema destra brasiliana. D’altronde il figlio di Bolsonaro, Eduardo, è il leader di “The Movement” di Steve Bannon in Sudamerica e nei giorni dell’assalto al Campidoglio era a Washington, dove si è incontrato con l’imprenditore complottista ed ex consigliere informale di Trump Mike Lindell.

Lo stesso presidente Bolsonaro ha più volte dato credito alla Grande bugia trumpiana sulle elezioni rubate e ha a sua volta abbracciato teorie del complotto su brogli alle urne in Brasile.

Nelle ultime settimane, il Washington Post ha segnalato nuovi viaggi di Eduardo Bolsonaro negli Stati Uniti, dove ha incontrato Trump nella sua residenza in Florida e il suo ex consigliere alla Casa Bianca Jason Miller. Jacopo Di Miceli, giornalista, è il curatore di Osservatorio sul Complottismo (su Facebook, Instagram, Twitter e via newsletter che trovate raccolte qui). Per People ha pubblicato L'ideologia della paura.

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