Nella rovinosa campagna elettorale improvvisata dell’estate 2022, in molti si dissero sorpresi di vedere un programma elettorale come quello presentato da Possibile. Altri, evidentemente stravolti dalla caduta del governo Draghi, ammettevano di non essere pronti e di dover definire le priorità sotto il sole di Ferragosto, mettendo in ordine le proposte come se ci trovassimo agli sgoccioli, nella notte, ansiosa, prima degli esami – esami, poi, andati male.
Mi pare che la questione si riproponga anche oggi, benché siamo lontani, lontanissimi dalle elezioni. Finalmente si muove qualcosa nella società, sulla pace e sul disarmo, sulla questione dei diritti e quella della casa. Guerra e casa sono state in politica per decenni soltanto parole, anzi: metafore. Ora sono tornate “cose” di cui parlare e che la politica dovrebbe affrontare, al di là della sempiterna polemica e della strumentale campagna di comunicazione permanente di ciascuno.
Ciò che manca, guarda un po’, è un piano ispirato a una idea di società e sostenuto da una cultura politica condivisa. La destra di piano ne ha uno, raffazzonato quanto si vuole ma chiaro e riconoscibile: sovranista e quindi conservatore dei rapporti di forza, in difesa della tradizione – di volta in volta immaginata alla bisogna – e soprattutto dello status quo economico e sociale. La sinistra che cosa risponde e su cosa costituirà una coalizione di governo? L’argomento interessa ai principali attori di questa opposizione?
Era tradizione, soprattutto inglese e laburista (in Italia ricordo un solo tentativo analogo), di costituire un governo ombra, che rispondesse punto per punto alle iniziative del governo in carica e mettesse, soprattutto, a punto un piano per il governo successivo. Qui tutti parlano esclusivamente dei governi precedenti, dei partiti precedenti, delle responsabilità del passato: pare che del futuro nessuno abbia granché da dire. C’è chi lo nega – come la destra – e chi balbetta (parlando peraltro tantissimo) come fa la sinistra, in tutte le sue sfumature. Più che un governo ombra, qui ci vorrebbe un’opposizione ombra. A meno che, come ci auguriamo tutte e tutti, non ci si svegli e non si capisca che tra le polemiche interne al terzo polo – che poi sarebbe il quarto e forse il quinto – e la resistibile sfida tra Pd e M5s, quel piano che ci vorrebbe non si intravvede minimamente. Pensiamoci, prima di ritrovarci al prossimo Ferragosto senza idee, senza strategie e, immancabilmente, senza programmi.
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