È andata più o meno come ci si aspettava, come dicevano i sondaggi, come avevamo scritto sullo scorso numero di Ossigeno e su questo sito: la destra continua ad avanzare in Europa, in alcuni Paesi in misura sempre più preoccupante, ma alla fine gli equilibri complessivi potrebbero realizzare quello che avevamo definito ironicamente “la migliore delle ipotesi” in uno scenario in cui una vittoria delle sinistre e delle forze ecologiste non era nemmeno ipotizzabile, ovvero nuove larghe intese, molto simili a quelle che già ci sono, forse un po’ più sbilanciate a destra. Si tratterebbe di uno scampato pericolo, rispetto all’ipotesi di un’accoppiata secca tra popolari e conservatori, ma di sicuro siamo molto, molto lontani dal migliore dei mondi possibili, o anche solo da ciò che servirebbe davvero. Ci toccheranno altri cinque anni di deliri contro i migranti, con un’impostazione verso la transizione ecologica persino più timida dell’attuale, e l’aggravante del bellicismo che avanza. Ci si potrebbe limitare a segnalare che è esattamente questo assetto, che ha portato all’avanzata delle destre: difficilmente continuando a reiterarlo in versioni sempre un po’ peggiori vedremo cambiare quest’inerzia.
Quanto all’Italia, Pd e Avs possono indubbiamente dirsi soddisfatti dell’ottimo risultato ottenuto per le proprie liste e per alcune candidature in particolare, poi però la cosa finisce abbastanza lì, sfortunatamente. La destra di governo, sommata, vale a questo turno il 47,5 per cento circa. L’opposizione, supponendo di sommare oltre ai due già citati anche Conte, il 40,72. Alle politiche di due anni fa, il rapporto era 43,7 a 41,5, ovviamente con la nota aggravante che correndo il M5S da solo il risultato fu ancora più penalizzante. E in più, c’era nel conto +Europa, che stavolta stava con Italia Viva. Certo, bisogna considerare la differenza nell’affluenza, che ad esempio fa perdere a Fdi 600 mila voti mentre ne fa guadagnare 200mila al Pd malgrado abbiano votato meno elettori, ma comunque si tratta di una crescita che è avvenuta più per ridistribuzione interna fra le forze di opposizione - a scapito ovviamente di Conte - che per calo della maggioranza. Due anni fa la destra aveva 12,3 milioni di voti e il centrosinistra tutto compreso 11,5, ora il rapporto è di 11,13 a più o meno 10 (ritravasando +Europa, a spanne): cambia l’ordine degli addendi, ma la somma no.
Emerge una contrapposizione tra due blocchi, da un lato destre sempre più fascisteggianti e dall’altra un’auspicabile alternativa, senza che ci sia tutto questo spazio per i sofismi e i distinguo. Ma non è un bipolarismo, la gara al partito che arriva primo serve a poco, senza una coalizione vincente. Se per qualche allineamento cosmico si dovesse votare tra due mesi, nessuno sarebbe in grado di dire se davvero la citata “alternativa” è in grado di trovare un accordo per presentarsi insieme, unica via per avere qualche speranza di risultare competitiva. Il Pd continua a barcamenarsi tra posizioni molto differenti al suo interno, e questo non è una novità, ma almeno potrebbe sfruttare il momento per soffocare definitivamente le ambizioni di Conte e le sue pretese di diventare il punto di riferimento di tutto lo schieramento. La stessa Avs, avendo schierato candidature indipendenti nelle posizioni di punta, proprio perché l’esperimento ha funzionato dovrebbe forse riflettere sull’identità politica da darsi per continuare nella stessa direzione raccogliendo chi, come in questo caso, non fa direttamente parte dei Verdi o di Sinistra italiana, forse con una formula federativa peraltro non così difficile da ipotizzare. Sarebbe poi interessante capire una volta per tutta cosa vogliono fare Renzi e Calenda da grandi: il primo non sembra avvicinabile, il secondo forse sì ma a patto di non ritrovarsi in balia dei suoi deliri ciclotimici ben noti. I due, peraltro, con Salvini e lo stesso Conte, sono quelli che a questo giro dovrebbero presentarsi di fronte ai loro rispettivi partiti e rendere conto del risultato mancato. O per meglio dire, in un mondo normale, dovrebbero fare un bel passo indietro e basta, anche se pare non sia nelle cose.
Detto questo, il punto è che anche se il risultato è buono, “è presto per farci i… a vicenda”, come diceva il Signor Wolf in Pulp Fiction, e se di risultato positivo si è trattato dovrebbe essere sfruttato per definire una buona volta il quadro generale. In caso contrario, sarà servito a ben poco e il suo effetto svanirà presto.
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