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  • Immagine del redattoreFranz Foti

La balcanizzazione del trumpismo


«A house divided against itself cannot stand.»

La celeberrima citazione di Lincoln (che citava a sua volta i vangeli) è quanto mai appropriata, per descrivere l'ennesima farsa in atto nella politica americana.


Primo, perché - anche se Lincoln non pensava a quella casa là -, la cornice è proprio quella della House of Representatives, la camera (mai così) bassa del Congresso, da giorni impantanata nella scelta del nuovo speaker, cioè del Presidente di quell'istituzione, che come tradizione statunitense vuole è sempre espressione della maggioranza in quel ramo parlamentare.


Secondo, perché stavolta toccherebbe ai repubblicani - il partito di Lincoln -, avendo loro ottenuto una risicatissima maggioranza alle elezioni di midterm del novembre scorso, eleggere il successore di Nancy Pelosi. Senonché, dopo ben 11 votazioni, il leader in pectore Kevin McCarthy ancora non ha ottenuto la maggioranza dei voti.


Terzo, perché è proprio dalla metà dell'800 che uno speaker non viene eletto dopo 11 votazioni - pensate che negli ultimi 100 anni ne è sempre bastata una. E perché esattamente come nel 1858 - quando Lincoln ha pronunciato il celebre discorso di cui sopra, siamo alla guerra civile, solo che questa volta si svolge (quasi) tutta dentro al Partito Repubblicano: se McCarthy ancora non è stato eletto - se mai sarà eletto, a questo punto è lecito metterlo in dubbio - non è infatti a causa di una strenua opposizione da parte dei democratici, né siamo di fronte a un esempio di quel filibustering di cui avrete sentito tanto parlare (e su cui torneremo un'altra volta). No no, qua stanno facendo tutto i repubblicani. Anzi, stanno facendo tutto i trumpiani.


Già, perché la balcanizzazione del Grand Old Party è ormai a uno stadio talmente avanzato che la lotta è tutta interna alla corrente dell'ex presidente. Difficile quindi parlare di falchi e colombe, potremmo dire che a scontrarsi sono i falchi contro... non so, gli pterodattili?


Mi spiego. Kevin McCarthy, il leader designato della nuova maggioranza repubblicana alla Camera, aveva tutte le carte in regola per essere una figura unitaria nel partito. È un repubblicano di lungo corso, già leader da ragazzo della giovanile del partito, ha poi guidato il partito dell'elefantino nella sua California, per poi essere eletto al Congresso per ben sette volte, è stato quindi il vice di due speaker repubblicani come John Boenher e Paul Ryan, e poi ancora leader della minoranza negli ultimi quattro anni. Ciò nonostante, non è certo un esponente della vecchia base dei repubblicani tanto odiata dalla nuova destra a stelle e strisce: McCarthy è un trumpiano della prima ora, che condivide con rigore e convinzione tutto il catalogo di orrori del trumpismo più puro, al punto da essersi schierato tra quelli che hanno contestato il risultato delle ultime elezioni presidenziali.


Cos'è allora che gli contestano gli pterodattili? Perché non ne vogliono sapere di votarlo? Semplice: per l'assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021. McCarthy, infatti, si è macchiato del peccato mortale dell'abiura: ha condannato il violento tentativo di insurrez... no, scusate, la pacifica manifestazione degli amanti della libertà, e ha persino osato indicare in Trump l'istigatore del tentato golp... no, scusate, del sacrosanto diritto dei veri americani di opporsi ai brogli elettorali.


Ora, si potrebbe dire che sono tutte illazioni frutto della propaganda comunista e del deep state, vi invito perciò a dare un'occhiata a quali sono alcune delle molte richieste che avanzano i trumpisti ultra-ortodossi per uscire dall'impasse:

1) Vogliono che - come ai tempi in cui il tea-party fece fuori Boenher, si possa procedere a un voto di sfiducia immediato al Presidente della Camera in qualsiasi momento, su semplice richiesta di un (un solo!) deputato.

2) Vogliono che siano riammessi nelle commissioni parlamentari tutti i deputati espulsi nella scorsa legislatura in seguito proprio agli attacchi di Capitol Hill.

3) Vogliono una revisione del Comitato Etico della Camera, con un nuovo regolamento che di fatto escluderebbe quasi tutti i membri democratici, proprio alla vigilia di importati votazioni con cui questo comitato dovrà esprimersi sulla condotta (guarda un po') di questi stessi deputati pterodattili.


Quindi in pratica l'ala golpista del partito repubblicano, pur essendo una minoranza al momento costituita da una ventina di deputati, vuole tenere sotto scacco la maggioranza per tutta la legislatura, e garantirsi quindi l'impunità. Ma attenzione, nonostante McCarthy si sia offerto di venire loro incontro anche su queste assurde richieste, potrebbero non votarlo lo stesso, dicono. Perché, sopra ogni cosa, ciò che vogliono è un palcoscenico privilegiato e il centro del riflettore per portare avanti il loro particolarissimo circo mediatico a tre piste, che poi è l'unica cosa che questi freaks sanno davvero fare. Nel frattempo, senza l'insediarsi dello speaker, la House of Representatives non può di fatto votare su nulla, non può nemmeno insediare pienamente i deputati neo-eletti, non può neanche accogliere nuove proposte di legge.


Non può fare, in pratica, un bel nulla.

Che è un po' l'idea di governo federale che i trumpisti hanno sempre avuto, in fondo.



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