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Immagine del redattoregiuseppe civati

La generazione presente e quella futura devono essere protagoniste



Tutto il resto, se non è fossile, poco ci manca.

Jessi Kume ha scritto qualche giorno fa una lettera-appello perché le forze politiche e i movimenti per il clima trovassero luoghi di confronto, di scambio, di maturazione reciproca. Non è popolare affermarlo perché la politica è soprattutto fonte di diffidenza e di delusioni, soprattutto sul clima. Ci sono i negazionismi, ci sono i complici, ci sono i compromissori, ci sono i timidi, ci sono in generale gli ignoranti. Tutto vero. Ma la collaborazione è necessaria, così come è necessario il conflitto, Jessi ha ragione. E bisogna fare un tentativo, disperato come è disperata la situazione.


«Ci sarà uno spazio alle prossime elezioni europee di giugno. Forse non sarà quello migliore ma dobbiamo considerare che al di fuori di noi, siamo sole. Per questo scrivo anche a chi non crede più nella politica elettorale per diffidenza nella sua strutturale incapacità di rappresentare se non gli interessi costituiti. Io invece dico che quello spazio che ci è così contro dovrebbe essere rivendicato. Rivendicarlo con una nuova generazione e con una campagna di cooperazione e solidarietà, dove la prima non esiste senza la seconda. Una campagna fatta in tutta Europa, per rompere quei confini del piccolo nazionalismo. Una campagna con candidature che provengano dal mondo dell’attivismo e della scienza. In uno spazio di sinistra, con una sensibilità diversa, naturale e sana. Che faccia un punto critico sui fallimenti che abbiamo avuto unendo le esperienze senza depredarle del loro valore sociale. Una grande onda generazionale per portare il messaggio climatico tra i banchi del Parlamento europeo. Non per candidare un ceto politico ma persone climatiche che i partiti si impegnano a supportare.»


Jessi è molto chiara. E leggendo i giornali, con già il toto-liste dei partiti, tutti basati non sugli aneliti di Ventotene ma sulle spinte di corrente, l’errore peggiore sarebbe quello di candidare alle Europee le vecchie glorie, nemmeno fosse un premio alla carriera – non dirò un cimitero delle balene per rispetto delle balene. E non per ragioni anagrafiche, ma per ragioni generazionali, che non sono la stessa cosa.


La generazione presente e quella futura devono essere protagoniste. Tutto il resto se non è fossile, poco ci manca.


Ascoltate Jessi e per una volta fate la cosa giusta.

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