top of page
  • Immagine del redattore Paolo Cosseddu

La legge del più forte


Gira una gran voglia di menare le mani, avete notato? L’altro giorno, non in un malfamato bar di Caracas (con tutto il rispetto per i bar di Caracas, a questo punto), ma davanti a Palazzo Chigi, sede del Governo italiano, il presidente di Coldiretti Ettore Prandini ha tentato di aggredire Benedetto Della Vedova, parlamentare di +Europa che stava manifestando contro il recente divieto riguardante la carne coltivata. Nelle stesse ore, durante la seduta di una commissione del Senato americano, il repubblicano dell’Oklahoma Markwayne Mullin ha sfidato a fare a botte Sean O'Brien, leader di un sindacato di autotrasportatori, stoppato con invidiabile polso, malgrado l’età, dal caro vecchio Bernie Sanders, che presiedeva la seduta.


Ma non finisce sempre così bene. La settimana scorsa, a Panama, alcuni manifestanti stavano bloccando la Panamericana, come protesta contro la riapertura di una miniera di rame. Un automobilista è sceso dalla sua auto, ha tirato fuori una pistola, ha ucciso un dimostrante e ne ha ferito un altro. Viene da chiedersi: tutto ok? Evidentemente, no. Specialmente considerando che qualcuno, magari fra quelli fermati sul raccordo anulare dagli attivisti di Ultima Generazione, avrà pensato che ha fatto bene. C’è uno scivolamento, e qualcuno dirà che c’è sempre, uno scivolamento. Dopotutto, l’Italia è passata attraverso una lunga e dolorosa stagione di terrorismo, nero e rosso. Gli Stati Uniti, poi, sono il Paese in cui la popolazione civile possiede, si stima, quasi 400 milioni di armi registrate, e chissà quante illegali: più di una per abitante. È la nazione del terrorismo interno, e non solo per l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021, ma da molto prima: l’attentato di Oklahoma City (168 morti, tra cui 19 bambini) è del 1995, e da allora la rete dei gruppi di “patrioti” - così si definiscono i neonazisti - è cresciuta a dismisura, nel 2020 si contavano oltre 500 gruppi organizzati. E chissà cosa succederà, alle prossime presidenziali. In Italia, le armi registrate sono quasi 5 milioni, che comunque non sono certo poche, anzi, a dire il vero sono 5 milioni di troppo. Ma non sempre e non per forza è solo una questione di armi (anche se, di certo, non aiutano): è una questione di clima (e non nel senso solito).


Infatti, per essere chiari, il Governo Meloni ha tutto il diritto di vietare, se legalmente è possibile farlo, e questo lo vedremo, la carne coltivata in vitro. Sia perché la ritiene pericolosa, anche se magari non è vero, sia perché vuole proteggere gli interessi di un determinato settore economico che gli è vicino. Non è esattamente quel tipo di politica imparziale e lungimirante che sarebbe auspicabile, ma rientra nel novero delle differenze tipico di una democrazia. E lo stesso vale per Della Vedova o per chiunque altro che, per ragioni opposte, non è d’accordo, e desidera manifestarlo. Senza per questo venire fisicamente minacciato. Vista da sinistra, certo, che prudono le mani quando si assiste al respingimento dei migranti, ai bambini tolti ai loro genitori, alle lobby che spadroneggiano, agli evasori fiscali che vengono condonati mentre noi, fessi, continuiamo a pagare le tasse. Sale il sangue alla testa quando qualcuno ci taglia la strada in auto, o quando ci passano davanti in coda alle poste, figuriamoci, sono reazioni umane. L’importante è sapersi fermare.


Invece, siamo costantemente circondati dalla retorica dello scontro - e da esempi concretissimi - come unico metodo possibile: lo vediamo bene nel dibattito a tema bellico, che ha ripreso vigore con il riaccendersi del conflitto israelo-palestinese. Nella leggerezza con cui opinionisti, studiosi, diplomatici, membri di organizzazioni internazionali dichiarano, senza farsi troppi problemi, che il nemico va distrutto, annientato, raso al suolo, e pazienza se ci vanno di mezzo civili, bambini, ospedali, scuole. Perché se si pensa di aver ragione, allora è lecito affermarla con qualsiasi mezzo. Anche quando l’oggetto è tutto tranne che la ragione. O se, nemmeno troppo sottilmente, semplicemente si afferma la legge del più forte. Se però le cose stanno così, allora chiunque può ben concludere che, se il vicino di casa fa baccano, si merita un cazzotto in faccia. Fatte le debite proporzioni, ci sta: dopotutto, non è proprio decidere qual è la “risposta proporzionata”, il punto? Solo che poi, al mattino, tocca uscir di casa col machete: siamo proprio sicuri che sia questo, il mondo in cui vogliamo vivere? “Tutto giusto, però allora in primo luogo dovrebbero essere quegli altri, a smetterla di alzar le mani”, potrebbe osservare qualcuno. E non avrebbe nemmeno torto, visto quali sono le pratiche delle destre che stanno avanzando in tutto il mondo. Insomma, c’è poco da stare allegri. Chissà cosa direbbero i nostri padri costituenti, se sapessero che, nel giro di settant’anni, saremmo stati qui a chiederci se c’è il rischio di dover affrontare di nuovo tutto quello che avevano già passato loro.

Comentarios


bottom of page