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  • Immagine del redattore Paolo Cosseddu

La strana coppia


Non è per fare del bieco populismo, ma ci si aspetterebbe che, con il generoso stipendio che percepiscono, i parlamentari italiani fossero almeno in grado di affittarsi autonomamente, per il tempo di una legislatura, un appartamentino zona Montecitorio senza il bisogno di inventarsi coabitazioni come fossero studenti fuori sede. Anche perché la maggior parte di loro c’ha pure un’età.

La storia di Delmastro e Donzelli ha invece rivelato al grande pubblico una cosa che chi frequenta la politica romana già sapeva: ebbene sì, anche deputati e senatori, più spesso di quanto si potrebbe immaginare, si arrabattano a cercare soluzioni tipo il posto letto a 800 euro, come in certi annunci rivolti agli studenti di cui ogni tanto si sente parlare. E poi non si venga a dire che la politica è lontana dai problemi della gente, anche se certo la differenza sta tutta nella disponibilità economica. Nel caso della strana coppia balzata agli onori della cronaca di questi giorni, a quanto pare la convivenza regge, e i due non sono ancora arrivati a lanciare piatti di linguine contro il muro, o a dividere in due spazi invalicabili gli ambienti comuni. Anzi, fra di loro c’è evidentemente molta condivisione. Pure troppa, visto che hanno creato una crisi istituzionale di rara gravità, cose che Neil Simon, autore della pièce originale, non si sarebbe mai sognato, sarebbe servito come minimo David Fincher. Immaginateveli muoversi per casa come i personaggi resi immortali da Lemmon e Matthau, fischiettando il celebre motivetto, col primo che rimette in ordine i delicati dossier lasciati in giro dal secondo, e avrete uno spin-off della pagina Il Coinquilino di Merda. Ma come si dice, l’amicizia prima di tutto, e il posto subito dopo: i due non intendono dimettersi e a Meloni va bene così.


Quello di Delmastro e Donzelli è un bell’esempio, in fondo, e se applicato in maniera più sistematica potrebbe forse aiutare a risolvere molti problemi. Ad esempio, se nella scorsa legislatura Letta avesse diviso un trilocale con Calenda e Conte, forse a quest’ora avremmo dopotutto un Governo di centrosinistra, pur tra mille contraddizioni, ma probabilmente migliore di quello che vediamo in azione oggi. O forse non se ne poteva fare nulla comunque, perché in ogni caso Calenda è romano e ha già una casa sua, si poteva ovviamente ripiegare su Renzi ma come coinquilino dà l’impressione di essere uno di quelli che beve il latte dalla bottiglia e la rimette in frigo vuota.

O ancora, per dare un taglio a tutta questa faccenda si può fare come Rocca e Durigon, che secondo un’inchiesta pubblicata da Domani hanno comprato casa da un ente pubblico con uno sconto del 30 per cento, ma fateci caso, anche loro sono una coppia, magari erano accampati come squatter in qualche monolocale di quelli che hanno solo il divano letto, e nel caso andrebbero anche capiti, poverini.

L’idea ha una sua potenzialità, riporta a quelle esperienze di passaggio che si fanno a vent’anni, e secondo i nostalgici è un peccato se non si vivono, come dormire in caserma con i propri commilitoni o in tenda tra scout, se qualcuno la suggerisse a Salvini potrebbe imbastirci sopra una campagna, l’importante è che chi se lo prende in casa lo tenga lontano dai fornelli, perché poi chi se la mangia, la roba che cucina?


Nel Pd, la pratica rischierebbe di radicalizzare la già inestirpabile tendenza correntizia: Franceschini e consorte sarebbero immediatamente tentati di monetizzare trasformando l’appartamento in un b&b (“il grande AirB&B italiano”, tipo), e Delrio, che è attrezzato per ospitare i suoi numerosi figli quando passano a trovarlo, ha tanti di quei posti letto che da sola quell’unità immobiliare potrebbe costituire un partito a se stante, esito pessimo ai fini dell’unità della sinistra. Da quel che si dice Goffredo Bettini vive in un appartamento piccolissimo, forse una metafora di cosa c’è che non funziona nel Pd, ma d’altro canto Bonaccini ed Elly Schlein in effetti convivevano, nel palazzo della regione Emilia Romagna, uno come Presidente e l’altra come vice: ci avevano spiegato che dovevamo mobilitarci da ogni dove per sostenerli entrambi, per salvare la sinistra almeno lì, per questo è un po’ difficile crederli davvero in competizione ora, e forse questo spiega la notevole mancanza del pur minimo conflitto che caratterizza questo congresso, rendendolo di fatto non molto utile. Se proprio devono indulgere in tali amorosi sensi, non è un congresso la sede adatta. Facciano come Delmastro e Donzelli, e si prendano una stanza.




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