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Immagine del redattoreSilvia Cavanna

La termodinamica del PNRR



Parafrasando la prima legge della termodinamica (qua ribattezzata “principio di conservazione del PNRR”): a (quasi) parità di risorse complessivamente disponibili, se nel Piano entrano nuove misure, altre devono uscirne. E infatti.

Nella conferenza stampa svoltasi ieri, il ministro per gli Affari europei Fitto ci presenta la proposta di rimodulazione complessiva del Piano che nelle prossime settimane sarà inviata alla Commissione Europea, raccontandoci con malcelato orgoglio di quanto siano stati bravi a trovare un accordo sul capitolo REPowerEU, che l’Italia – così come gli altri Paesi europei – deve inserire nel proprio PNRR con l’obiettivo di rispondere alla crisi energetica conseguente all’invasione dell’Ucraina: si tratta di misure finalizzate a conseguire una maggiore indipendenza dalla fornitura di gas russo.

Fitto ci racconta anche che tale nuovo capitolo sarà finanziato per gran parte (15,9 dei circa 19 miliardi di euro ad esso destinati) attraverso l’utilizzo di risorse che originariamente erano destinate ad altri interventi, ma che ora rischiano di non essere conclusi nei tempi previsti o di essere giudicati inammissibili (e sorvoliamo sul fatto che in realtà si tratti di interventi che sono stati in precedenza validati e ammessi al finanziamento proprio dai ministeri stessi).


Guai, però, a parlare di “definanziamento”.

Non per fare polemica – il ministro non me ne voglia visto che lo ha ripetuto 9 volte in poco più di un’ora (se non è record mondiale, poco ci manca), ma se questi interventi vengono definanziati senza che si individui già da ora in modo concreto come saranno rifinanziati… beh, vuol proprio direi che sono stati definanziati. E grazie tante al governo che promette di includerli (prima o poi) nella costruzione di un “parco progetti” complessivo che troverà copertura su altri strumenti finanziari: allo stato attuale questi interventi sono stati eliminati (altra banned word, nonostante nel dossier consegnato ai giornalisti si parli proprio di “elenco delle misure da eliminare dal PNRR”).

Ma quindi cosa esce dal Piano? Fra le altre, vengono definanziate misure per la gestione e la riduzione del rischio di alluvione e di quello idrogeologico, per la tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano, per la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie, per la rivalutazione del territorio e per l’efficienza energetica dei Comuni.

Cose di poco conto, robetta da governo negazionista. Ma senza fare polemica, ovviamente.

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