La confusione era iniziata già in campagna elettorale dove il gioco sembrava essere a chi la spara più grossa in tema di immigrazioni. Fratelli d’Italia insisteva su un fantomatico blocco navale davanti alla Libia per fermare le partenze. Il fatto, però, è che stando all’articolo 42 dello statuto delle Nazioni Unite, un blocco navale non è mai stato fattibile (e per fortuna!). Infatti, un blocco navale non può essere avviato unilateralmente da uno Stato se non per legittima difesa in caso di aggressione o guerra. E non è questo il caso.
Poi una volta eletto il parlamento e istituito il governo, Fratelli d’Italia diceva che le persone non sarebbero più partite. L’avevano fatto con un tweet in cui riportavano un dialogo tra non meglio definiti “africani” che dicevano: “Ora c’è la Meloni non partiamo più!”. Ma ovviamente nessuna Meloni, Salvini, Piantedosi o Tajani che sia può effettivamente bloccare le partenze, quello che fanno è rendere le vie di accesso più pericolose e mortali. Perché da un lato del mare c’è una sicura condanna a morte o sfruttamento o povertà dall’altro ci potrebbe essere una possibilità di vita dignitosa.
E quindi arriviamo alle ONG, da subito oggetto di un decreto sicurezza che ne stabiliva un democratissimo codice di condotta: il divieto di salvataggi multipli. Con una Lampedusa ovviamente al collasso, visto che negli anni i geni hanno smantellato quel poco di sistema di accoglienza che funzionava, alle navi vengono assegnate porti più lontani, limitando di fatto il loro lavoro. Poi però il governo arriva a chiedere aiuto proprio alle ONG. E qui c’è della palese confusione. Riassumo: non potete fare salvataggi multipli però vi chiediamo di farli per aiutarci, però poi vi multiamo e vi sequestriamo la nave. Questo è successo a Open Arms a cui un giorno hanno chiesto di fare sette soccorsi facendo le veci della guardia costiera e un altro gli hanno sequestrato la nave per venti giorni dando anche una multa di dieci mila euro.
Poi c’è la fase di Meloni europeista, e qua non so bene i suoi elettori come l’abbiano presa. Salvini l’ha presa sicuramente bene perché intanto gli sta permettendo di battere ancora più duramente con la propaganda euroscettica. Comunque, il Signor Presidente disse a febbraio che la questione migratoria è una questione europea e quindi richiedeva una risposta europea. Stava forse parlando di ripartizione delle responsabilità e della solidarietà tra gli Stati membri? Macché! Una risposta europea ma in nord Africa! E quindi via a milioni di fondi ai paesi del Nord Africa per bloccare le partenze. Il primo “successo” è quello tunisino che già vede persone abbandonate nel deserto morte di sete e di stenti, ma d’altronde se muoiono non partono.
Intanto il governo rimugina sulle prossime mosse per fermare gli arrivi senza mai farsi passare per la testa la questione dell’accoglienza e della gestione sicura e legale dei flussi migratori. Infatti, siamo in attesa di un nuovo decreto atto a velocizzare i rimpatri e porre una stretta sui diritti dei minori stranieri non accompagnati. Le misure che progettano, come ad esempio quella di costruire un CPR per regione, hanno un costo elevato di spesa pubblica. Sia mai però che questi soldi vengano investiti in un’accoglienza degna che possa creare anche posti di lavoro in Italia, rendendo più sicura la vita di tutta la collettività per una convivenza pacifica e culturale. Chissà perché questo non gli piace.
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