Il modo con cui l’informazione sta raccontando la vicenda del ministro Sangiuliano e della sua consulente fantasma dice moltissimo dei problemi che ha l’informazione stessa, in questo momento, in Italia, come peraltro raccontiamo sull’ultimo numero di Ossigeno.
In un giorno d’estate inoltrata, la fin qui sconosciuta Maria Rosaria Boccia pubblica sui social la notizia della sua nomina a consulente del ministro. Subito dopo, il ministero smentisce, e i giornali iniziano a occuparsene. Lei insiste, e diffonde foto scattate nelle settimane precedenti, eventi pubblici istituzionali e non in cui accompagna il titolare del dicastero: il caso monta. Dagospia ottiene documenti che proverebbero l’effettivo rapporto professionale, Sangiuliano intanto incontra la Premier e quella va poi in tivù a dire, rispondendo a domanda precisa, che ha ricevuto garanzie, che questa persona non ha avuto accesso a documenti ufficiali e che non un euro “di denaro pubblico” è stato speso per lei. Poco dopo, Boccia pubblica una serie di documenti ufficiali a cui invece, a quanto pare, l’accesso ce l’aveva eccome.
Tutto bene, anzi, tutto male? Non proprio. Se non fossimo il Paese degli occhiolini degli ammiccamenti, all’inizio di tutta questa faccenda i giornali avrebbero dovuto fare e farsi esplicitamente alcune domande invero piuttosto banali: perché la collaborazione tra Ministro e Boccia dovrebbe essere un problema? Perché smentirla insistentemente? Centinaia, anzi, migliaia di persone lavorano gravitando intorno al governo e alla politica in generale, la consulenza è una pratica diffusissima, di più, tradizionale, come la famiglia: perché questa è diversa? Forse perché tra il ministro e consulente non c'è solo un rapporto lavorativo? Insomma, qualcuno vuole suggerire che Boccia e Sangiuliano abbiano una relazione? O negarla? Ecco, questo non viene detto: viene fatto capire, si può leggere tra le righe, si fanno le battutine, cui nessuno si sottrae, dall’ex direttore del Corriere Paolo Mieli che la chiama “pompeiana esperta”, candidandosi a un eventuale nuova edizione del Bagaglino, a Tomaso Montanari che cita Amici Miei, insomma un livello altissimo. Battutine, ovviamente, più sulla di lei moralità che su quella del coinvolto maschio, perché comunque un po’ di sessismo ci sta sempre bene. Ma non si dice, non si spiega, si allude: e questa cosa la chiamano informazione.
Poi, chissà, alla fine magari non succede niente. Ma invece, magari, il ministro dovrà dimettersi; magari Meloni sarà costretta a riferire in Parlamento e a Mattarella, che giustamente si chiederà cos’ha fatto di male per meritarsi tutto questo; magari si dovrà fare un rimpasto, non proprio il massimo nelle condizioni attuali in cui versa la maggioranza; e magari il rimpasto genererà una rottura fra alleati e cadrà il Governo; e tutto questo prima di una finanziaria che si annuncia tragica. Che volete che sia. Facciamoci due risate.
Comentários