Alle idee bislacche di Lollobrigida non siamo nuovi, ma quella di abbinare il consumo di vino al benessere fisico promuovendolo mediante eventi sportivi sale di diritto sul podio (per restare in tema).
Così interviene il cognato d’Italia lo scorso fine settimana durante il Festival TrentoDoc, lanciandosi in una strenua opposizione alla dittatura delle etichette che avrebbe il solo risultato di allarmare inutilmente i consumatori su inesistenti rischi sanitari – del resto, che il vino non faccia male è noto da sempre, “anzi per alcuni medici è consigliato” (ma non per i colleghi del Ministero della Salute, che continuano a suggerire di ridurne il più possibile il consumo).
A sostegno della tesi alcol = benessere il ministro della sovranità alimentare porta una spiegazione (pseudo) scientifica: il Trentino, in cui il consumo di vino riveste un ruolo importante all’interno del quadro nutrizionale delle persone, supera per longevità addirittura il Giappone. Ergo. E qualcuno provi a spiegargli che correlazione non implica causalità se ha il coraggio (o la pazienza).
Riassumendo: l’alcol fa bene, lo sport anche. È un connubio inedito, certo, ma può funzionare.
E allora sogniamo in grande, lanciamo le olimpiadi del vino: una bottiglia di barbaresco al posto dei fiori durante le premiazioni, il mini prosecco può benissimo fungere da testimone nella staffetta 4x100, e perché non sostituire la pietra del curling con la grolla (che tutto sommato risulta sufficientemente aerodinamica ed il vin brulé, all’occorrenza, riscalda anche). Le declinazioni sono potenzialmente infinite, l’intrattenimento assicurato.
Non sappiamo se il suggerimento verrà accolto, ma per onestà intellettuale bisogna riconoscere che questo governo, seppur nella sua follia (e sappiamo quanto il confine fra idea geniale ed immane stronzata sia spesso molto labile), dimostra una sua coerente organicità: gli atleti ubriachi, dopo aver sponsorizzato alcolici rigorosamente Made in Italy, potranno fare ritorno a casa utilizzando i taxi gratuiti in attesa fuori degli impianti sportivi (ma solo gli uomini, sia chiaro, le atlete devono mantenere gli occhi aperti e la testa sulle spalle).
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