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Lo ius amoris di Lollobrigida e quel diffuso latinorum contro gli stranieri



Al ministro Francesco Lollobrigida che ha affermato che dovremmo ispirarci all'antica Roma e alla sua civiltà, a quando cioè si diventava cittadini per amore (ius amoris o più probabilmente amor soli) agevoliamo il link della Constitutio Antoniniana e un brano di Stranieri per sempre di Giuseppe Civati:


Ammettono a denti strettissimi che l'arrivo degli stranieri ha ridotto il precipizio demografico, ma si sente che per loro non è la stessa cosa. Anche il fatto che gli immigrati siano giovani - che demograficamente è un fattore essenziale - non li scom-pone. Il problema sono gli italiani nati in Italia da italiani. In questi anni, se è possibile, c'è stata un'involuzione, perché queste idee si sono dittuse, sono andate al governo, sono state fatte proprie in parte anche dal fronte più progressista del Paese, sono diventate politiche e poi leggi dello Stato e quindi sono considerate giuste. Di più, inoppugnabili. Certo, non riguarda soltanto l'Italia, questo modo di pensare e di vivere le cose. Riguarda l'Europa. E anche gli Stati Uniti, che a questo tipo di questioni sono arrivati prima di noi, per la semplice ragione che sono un Paese-mondo (un po' come lo era l'impero romano, “do you remember Caracalla?” Chissà se da quel melting pot non discenda qualche attuale "console" o "prefetto" governizio). Ma il fatto che riguardi anche altri e il tempo in cui viviamo ci deve rendere più sensibili e attenti, non meno. Non è una ragione per disinteressarcene, anzi. Dovrebbe diventare una preoccupazione planetaria.

E con questa ennesima stronzata ministeriale direi che siamo arrivati al culmine dell'uso strumentale del latino (latinorum, più che altro) e della nostra storia per affermare tesi imbarazzanti e prive di senso, se non di un bel po' di xenofobia.




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