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Immagine del redattoreFranz Foti

Meloni, Orsini e l’ideologia con l’acqua alla gola


È da ieri mattina che su social, televisione e giornali rimbalzano le dichiarazioni di grande sintonia della presidente del consiglio Meloni e del presidente di Confindustria Orsini. Al centro degli interventi di entrambi il vero nemico del settore produttivo italiano: la corruzione? La scarsa concorrenza? I bassi investimenti in innovazione e gli ancor più bassi salari? L’eccesso di burocrazia? No, macché. Il green deal europeo, è quello che impedisce un secondo miracolo economico nel nostro paese.

Se Orsini parla di “risorse enormi per l’abbattimento delle emissioni” e di “decarbonizzazione inseguita al prezzo della deindustrializzazione”, Meloni gli fa eco parlando di “effetti disastrosi” e “approccio ideologico”, arrivando a dichiarare - senza alcuna ideologia, lei - che nel "deserto non c'è niente di verde e quindi noi non possiamo, rincorrendo il verde, rischiare di lasciare un deserto”. Si vorrebbe pensare che si riferisca ai danni della siccità e della desertificazione che l’emergenza climatica sta portando ormai da anni anche sul territorio italiano, ma sembra piuttosto improbabile.


Ma al di là delle facili ironie, quello che non può sfuggire a nessuno è lo stato di grottesco distacco delle realtà - o il cinismo ai limiti dell’umana sopportazione - che dichiarazioni del genere tradiscono, proprio mentre l’Emilia Romagna è di nuovo devastata da un’alluvione frutto evidente di quei fenomeni climatici estremi che sono diventati la realtà quotidiana che ci troviamo ad affrontare. Qui, non in lontane località esotiche. Oggi, non in un lontano futuro. Ancora, e ancora, e ancora.


Nel deserto non c’è niente di verde, ma Meloni e Orsini possono continuare a dormire sogni tranquilli: nella Commissione europea nemmeno. L’Europa ostaggio degli ambientalisti contro cui si sono scagliati così accoratamente non esiste e in realtà non è mai esistita. Il green deal presentato con gran pompa da Ursula Von Der Leyen cinque anni fa era un piano timidissimo che solo nel nome scimmiottava il ben più ambizioso e incisivo progetto presentato da Alexandria Ocasio-Cortez al Congresso Americano. E persino quelle timide misure di argine ai danni dell’emergenza climatica sono state prima largamente disattese e poi sconfessate dalla stessa presidente della Commissione, che nell’ansia di accreditarsi sempre più a destra è ormai di fatto sulle stesse posizioni di Meloni e Orsini.


Non c’è bisogno di strillare, quindi, né di fare invettive altisonanti. Hanno vinto loro. La fantomatica ideologia verde è stata facilmente sconfitta, come accade con i nemici inventati, mentre la purtroppo quantomai reale ideologia dominante del profitto e del privilegio sopra ogni cosa è più viva e forte che mai. Perché quello che ieri i due novelli alleati hanno ribadito è che i miopi interessi di una manciata di capitalisti predatori e dei loro servi nelle nostre istituzioni sono molto, ma molto più importanti della stessa sopravvivenza della specie. Ma ehi, mentre saremo immersi nel fango fino alla gola, potremmo rallegrarci della rinnovata intesa tra Governo e Confindustria, finalmente di nuovo al lavoro insieme. Per far arrivare l’onda.

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