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Immagine del redattoreGiampaolo Coriani

No, il saluto romano non è diventato "lecito"

Aggiornamento: 27 gen

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Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione si sono pronunciate sul cosiddetto “saluto romano”, o “chiamata del presente”, cioè quel gesto che tutti conosciamo come riferibile al disciolto partito fascista e ai suoi emulatori contemporanei.

E no, non hanno affatto detto che quel saluto è lecito alle commemorazioni, come titolano esultando i giornali di destra, ma che il reato è integrato quando si verifica il pericolo concreto di ricostituzione del partito fascista e che quel pericolo è desumibili dalle circostanze concrete.

Ma andiamo con ordine.


Da quel che è dato leggere, nelle anticipazioni riportate dalla stampa, le Sezioni Unite hanno anzitutto annullato la condanna in appello, che era materialmente oggetto del processo, ad otto persone che avevano effettuato il saluto in occasione di una commemorazione a Milano nel 2016, comminata in base alla legge Mancino. Il principio cristallizzato dalla Corte è che “La “chiamata del presente” o “saluto romano” è un rituale evocativo della gestualità propria del disciolto partito fascista, integra il delitto previsto dall'articolo 5 delle Scelba, ove, avuto riguardo a tutte le circostanze del caso, sia idonea a integrare il concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito fascista”. Quindi di per sé non è reato, ma deve concorrere ad integrare il pericolo della ricostituzione del partito fascista. Tuttavia anche la legge Mancino, che vieta manifestazioni esteriori proprie o usuali di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi che hanno tra i propri scopi l'incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, secondo la Corte sarebbe astrattamente applicabile a fronte di un saluto romano, anche in concorso, e non in alternativa, alla Legge Scelba, sempre in presenza dei presupposti di legge. Su queste basi dovrà formarsi un nuovo giudizio del caso concreto presso la Corte d’Appello. Il commento di Ignazio La Russa (“la sentenza si commenta da sola”) è di evidente soddisfazione, così come le testate di destra titolano erroneamente, e semplificando, che il saluto romano ad una commemorazione non è (mai) reato. Ma le cose non stanno in questi termini. La Corte dice che va fatta una valutazione caso per caso. Corretta quindi appare la posizione del PG presso la Cassazione, dott. Pietro Gaeta, riportata da Domani, sulla quale è opportuno riflettere. «Acca Larentia con 5 mila persone è una cosa diversa di quattro nostalgici che si vedono davanti ad una lapide di un cimitero di provincia ed uno di loro alza il braccio. Bisogna distinguere la finalità commemorativa con il potenziale pericolo per l'ordine pubblico. La nostra democrazia giudiziaria è forte e sa distinguere. E' ovvio che il saluto fascista sia una offesa alla sensibilità individuale ma diventa reato quando realizza un pericolo concreto per l'ordine pubblico. Non possiamo avere sentenze a macchia di leopardo in cui lo stesso gruppo viene assolto da un tribunale e condannato da un altro». Sulla base di questi elementi, se la motivazione integrale della pronunzia deporrà esaustivamente in questo senso, allora La Russa e la stampa di destra dovrebbero rivedere le proprie certezze.


Le Sezioni Unite correttamente distinguono. Non è escluso, anzi, dovrebbe essere doveroso, che sia contestato ed accertato il reato quando il saluto non è episodico ma organizzato, fatto da gruppi non estemporanei ma ugualmente organizzati, addirittura sincronizzato, come ad Acca Larentia. Diversa valutazione dovrà darsi per quello fatto dai pensionati per il loro amico nostalgico, ma non è necessaria un’altra marcia su Roma per accertare un concreto pericolo di ricostituzione del partito fascista. Sarà necessario verificare l’ideologia dei gruppi organizzati che lo effettuano, i loro programmi, le loro finalità, e poi fare due più due quando la manifestazione non è di spontanea umana vicinanza, per quanto deprecabile eppure lecita, ma chiaramente politica. Quando cioè i manifestanti più che omaggiare i morti mandano messaggi ai vivi, come ad Acca Larentia, non a caso creando forte preoccupazione in tutta Europa, dove i partiti neofascisti, come AFD in Germania, cominciano a pensare seriamente di scioglierli. Insomma, fossimo il busto gelosamente conservato da La Russa, non dormiremmo sonni tranquilli, perché in questa ipotesi i reati potrebbero addirittura essere due.

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