È la foto di oggi: il ministro dell’Interno che rende omaggio alla tomba del neonato morto nella terribile notte di Cutro di un anno fa. Un gesto apprezzabile per la sua pietas ma di nessun significato sotto il profilo politico, perché a un anno da Cutro non è stato fatto nulla per evitare che altri bambini morissero in mare, e con loro le loro mamme e i loro papà. Sappiamo come la pensa il governo, con quale propaganda anti-migranti i suoi esponenti ad arrivare alla guida del Paese e anche come commentarono le morti di Cutro, allora, dichiarando l’irresponsabilità di chi quei bambini portava con sé. Nemmeno dopo la sentenza della Cassazione sulla Libia e i maledetti accordi che abbiamo stipulato anni fa – quando al governo, va detto, c’era il “centrosinistra” – c’è stato alcun segnale di resipiscenza. Anzi. La linea è tracciata da tempo, e se alle opere di male a cui siamo abituati si aggiungono i fiori è solo l’ennesima contraddizione di una classe dirigente che continuerà a speculare sulle persone che attraversano il mare. Esternalizzando i confini e anche le nostre coscienze.
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