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  • Immagine del redattoregiuseppe civati

Non lo fa, ma se lo fa


Mentre la destra al governo nasconde la propria incapacità ideologizzando qualsiasi cosa, con il risultato di raddoppiare la propria incapacità, fa capolino un’ipotesi che sta ammaliando il centro e la borghesia e lo stesso gossip politico.


Nell’Italia in cui il notaio è figlio di notaio e nipote di notai, la successione è una bazzecola ed è tutto un tradizionalismo e un richiamo al passato, può sfuggire la regola dinastica alla sola politica? E qual è la dinasty italiana, ora che gli Agnelli si sono multinazionalizzati, proiettandosi nel cielo Stellantis?


Sì, stiamo parlando – ancora! – di Berlusconi. Dopo l’operazione Taffo alle Europee, e la malpensata di Salvini a corto di stronzate, è venuto il momento di parlare degli eredi. E qui, se si chiude un portone, si aprono due porte: Marina a capo dell’impero e Piersilvio in politica.


L’idea fa discutere, la discesa in campo per ragioni ontologiche non può che impensierire il campo largo (a meno di non allargarsi fino ad Arcore, come è già capitato) e riformula il quadro a destra.


Piersilvio non lo farà, ma se lo facesse? La destra rimarrebbe a tre, o Pier proverebbe il colpo senza i due estremisti? Magari impallando il sistema, così poi da affidare a un governo tecnico moderato i destini del Paese, con la sponda dei centristi e di buona parte del Pd (o forse tutto)?


Il solo pensiero sposta gli equilibri, per una suggestione che insieme è nuova e antica, perché il berlusconismo, in quanto declinazione liberista della DC – un suo aggiornamento –, è comunque matrice sovrana del Paese.


E se Pier sale nei sondaggi, chissà chi scenderà…

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