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Non si tratta di essere più buoni, si tratta di essere meno cretini



Leggo che i migranti sbarcati quest’anno lungo le nostre coste sarebbero arrivati alle 140.000 unità e che in Friuli-Venezia Giulia gli arrivi dalla rotta balcanica sarebbero circa 15.000.


Sarebbe interessante capire quante persone – perché sono persone, giusto? – si fermerebbero nel nostro Paese. Credo di poter affermare che si tratti di una minoranza. Il fatto che le porte di accesso si trovino sul nostro territorio nazionale non ci dicono affatto che si fermerebbero in Italia e non c’è alcun motivo per pensarlo.


E allora mi chiedo: sono davvero numeri così insostenibili? Si tratta di una invasione? Al netto delle speculazioni politiche, siamo sicuri di poter definire con toni allarmistici un dato di questo genere?


In Italia siamo circa 60 milioni (in diminuzione, peraltro, e i tentativi natalisti del governo appaiono vani per non dire grotteschi). In Europa dieci volte di più.


Non potremmo preoccuparci, per rendere le cose più semplici per tutti, a cominciare da noi stessi, di ridurre la burocrazia che accompagna i fenomeni migratori? Con ciò si ridurrebbero i tempi e i costi umani e sociali prima ancora che economici della “selezione” dei migranti. Se poi ci fossero vie legali e programmabili, un’altra parte del fenomeno sarebbe governata in modo diverso, con più certezza per tutti.


Non si tratta di essere più buoni, si tratta di essere meno cretini.


Davvero crediamo – alla luce di questi dati che il governo per primo non sa spiegare, dopo aver promesso di fermare tutto quanto e avere ottenuto il risultato opposto – che l’ennesimo accordo con un dittatore o con miliziani senza scrupoli possa risolvere il problema? E che le barriere che continuiamo a finanziare copiosamente ci “proteggeranno”?


C’è poi il dato – ancora più curioso – della richiesta di manodopera che, a sentire Confindustria, supererebbe di gran lunga i dati che ho citato in premessa. Come mai la Confindustria la si ascolta sempre e in ogni caso, eccezion fatta per i migranti?


Credo che sia il momento di un cambiamento profondo. Non solo una riforma degli accordi di Dublino, che risalgono a trent’anni fa e che Mattarella ha giustamente definito «preistoria» (e che peraltro non cambiano mai): ci vuole una nuova politica europea e mondiale. E ci vuole che i partiti progressisti europei, prima ancora che i singoli Stati, a questa nuova politica si ispirino e inizino a parlarne per mobilitare gli elettori. Sarebbe ora.


[Da domani Stranieri per sempre di Giuseppe Civati sarà in tutte le librerie]

Ossigeno

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