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  • Immagine del redattoregiuseppe civati

Nori dentro la letteratura russa


Alla voce i libri degli altri, questa volta, facciamo una recensione alla maniera del ministro della Cultura, l’ineffabile Sangiuliano.


Una recensione, si badi bene, solo del titolo e della quarta di copertina, con l’auspicio di «provare a leggere», com’è stato detto, il libro per davvero. E magari anche gli altri, dello stesso autore, non si sa mai.



Un libro che si presta perfettamente a questo tipo di recensione è Vi avverto che vivo per l'ultima volta di Paolo Nori. Lo pubblica Mondadori e pare sia dedicato a Anna Achmatova, come si può evincere dal sottotitolo (Noi e Anna Achmatova). La quarta di copertina, brevissima, una riga soltanto, per andare incontro alle esigenze del lettore fugace, è un manifesto: «Che belle le vite infelici come quella di Anna Achmatova». Una quarta da premio Strega, non ce n’è. E lo dico senza alcuna ironia.


Leggendo il risvolto si evince che si tratta di un ulteriore capitolo sulla letteratura russa (non sulla storia della letteratura, proprio sulla letteratura, dentro la letteratura) in cui Nori ci accompagna con sapienza e passione, soprattutto, come aveva fatto in Sanguina ancora, dedicato all’autore che Nori ama di più, Dostoevskij.


Ripercorrendo i libri citati nella nota bio-bibliografica si può ripercorrere la carriera di Nori. Se i primissimi erano romanzi, da Bassotuba a quel romanzo che si chiamava Francesca, le ultime opere – insieme alle numerose traduzioni dal russo – sono un genere letterario a se stante, non proprio romanzi, non proprio bio- (e autobio-) grafie, non proprio saggi. È il “nori” potremmo chiamarlo, un certo tipo di libro. Unico nel suo genere, conduce il lettore alla lettura di altri libri e può quindi funzionare anche per lettori distratti o soltanto incipienti, come è stato detto.


In questo “nori” troverete la storia della poeta russa, la sua vita, la sua opera, ma non in un senso statico o storico-letterario, soltanto. No, l’autore vuole che siamo noi a leggere l’Achmatova e attraverso di lei a comprendere il momento che stiamo attraversando. Perché Nori legge un autore – e molti altri insieme a lui – e invita al lettore a fare lo stesso, in una scrittura e una lettura infinite, alla fine delle quali si tratta di noi stessi, benché non si possa parlare affatto di “conclusione”.


Come faccio a saperlo? Me lo ha detto un tale, che mi ha giurato di averlo letto. Non mi resta che consigliarvelo (insieme a un po’ di cose che troverete citate, che Nori ha tradotto, e che potrete portare con voi, quest’estate).

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