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  • Immagine del redattoreJessi Kume

Occupazione per il Clima



All’interno degli ambienti universitari si sta muovendo una coscienza ambientale e ambientalista.

Si parte da una chiamata internazionale: “End fossil, occupy your schools and universities. Fight for climate Justice and a fossil free world”. Insomma, basta fossile. Occupate le vostre università e lottate per la giustizia climatica e un mondo libero dal fossile.


La Sapienza di Roma presto risponde alla chiamata che già ha visto coinvolte altre università in diverse città europee. A Roma si occupa la sede di geologia. Proprio davanti all’entrata di questa c’è la schiera di tende, simbolo delle rivendicazioni del diritto all’abitare.

Gli studenti comunicano di interrompere le attività per riprendere uno spazio di didattica volta alla giustizia climatica. Dicono che la formazione all’interno dell’università non dà gli strumenti adeguati a far fronte alla tempesta che stiamo vivendo. Che non percepiscono un serio impegno di coscienza critica. Al contrario l’università diventa complice. Lo fa materialmente attraverso accordi con aziende responsabili di emissioni di gas climalteranti e lo fa ideologicamente attraverso una facciata di superficiale ecologismo. Gli studenti occuperanno la sede di geologia (forze dell’ordine permettendo- lo sappiamo) affinché l’università non cesserà ogni accordo, convenzione o progetto di ricerca ora in vigore con le aziende responsabili della crisi climatica riferendosi ad ENI, Snam e Leonardo. Si richiede inoltre di costituire un comitato di professori e professoresse eletti dagli studenti che si occupino di costruire una didattica alternativa incentrata sulla crisi eco-sociale.


Intanto per le giornate di occupazione si sono organizzati eventi culturali, seminari, incontri e proiezioni aperte a tutta la città. Un’università degli studenti dentro l’università che gli stessi studenti sentono lontana dalle loro preoccupazioni.

Tra i relatori ci sono professori della Sapienza contenti di parlare a un pubblico consapevole. Ci sono gli scienziati di Scientists Rebellion. Alcuni di loro hanno contribuito alla produzione della conoscenza sulla crisi climatica. Si parla delle conseguenze della crisi climatica nel sud globale, di comunità energetiche e rinnovabili, di problemi reali che ci toccano come la possibilità di dover razionare l’acqua potabile durante l’estate. In collegamento anche le attiviste NO TAV dalla Valsusa. Un conglomerato di attività e attivismo per togliere il velo di greenwashing e parlare di realtà che ci vede sempre più coinvolte e al centro di fenomeni atmosferici estremi e ingiustizie sociali acuite. Gli interventi e la didattica occupante vertono tutti su una consapevolezza: la crisi climatica ha cause sociali, economiche e politiche. Al centro vi è l’idea che la crescita infinita non sia possibile in un pianeta finito. Si vuole ribaltare la visione di una perenne ricerca di consumo e competizione per convergere verso la comunità e il rinnovabile. Una nuova idea di felicità ben lontana dal consumismo strutturale e da tutto ciò ritenuto “normale”. Perché non c’è nulla di normale nella realtà che stiamo affrontando.

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