Giampaolo Coriani
Per Vittoria, Vanessa e Cristina

Si chiama Vittoria, come mia figlia.
Ha due mamme, Vanessa e Cristina.
Una l’ha partorita, ed è quindi la madre secondo il nostro ordinamento giuridico, l’altra ha fornito l’ovocita, e quindi la sua parte di DNA, ed è la madre genetica.
Vanessa e Cristina sono due operaie, che hanno coronato insieme il loro progetto di amore, in modo conforme alle linee guida del Ministero della Famiglia, cioè procreando, ma che non possono permettersi altre spese o costosi avvocati.
Vanessa e Cristina sono, oggettivamente, entrambe mamme.
Una è mamma, oltre che per il nostro ordinamento giuridico, per la gestazione e il parto, ed è la tesi della ministra Roccella e in generale di chi osteggia la GPA, la vera mamma è chi ti porta in grembo nove mesi.
L’altra è mamma perché lo dice Mendel, lo dice la genetica, anche qui un caposaldo della destra, Vittoria è sangue del suo sangue.
Se queste due mamme dovessero mai litigarsi la figlia anche Salomone sarebbe in difficoltà.
Ora su iniziativa di una procura della Repubblica (questo porta ad immaginare Padova come un’isola felice dove nessuno commette reati se la procura sente la necessità e trova il tempo per impugnare avanti il Tribunale Civile 33 trascrizioni di atti di nascita, altro che uffici oberati) una di queste due mamme, quella biologica, rischia di uscire dalla vita di Vittoria.
Ma perchè?
Che male ha fatto Vittoria alla società, che pericolo rappresenta il suo atto di nascita, la sua carta d’identità?
Perché è evidente che la persona danneggiata da questa iniziativa è Vittoria, e lo sa benissimo anche la procura quando con una tipica excusatio non petita afferma nel suo atto che la bambina è ancora piccola quindi non subirà traumi.
Difficile sostenere, mentre viene abrogato l’abuso d’ufficio, che la legge sia uguale per tutti.
Difficile sostenere che questa iniziativa sia esattamente conforme alle decisioni della giurisprudenza omettendo sempre di citare Corte Costituzionale n. 33/2021 che invece, in aderenza alle decisioni della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, invoca un intervento del legislatore per bilanciare l’interesse prevalente del bambino con quello dello Stato (qualora ritenga di voler disincentivare la pratica della gestazione per altri). “Il compito di adeguare il diritto vigente alle esigenze di tutela degli interessi dei bambini nati da maternità surrogata – nel contesto del difficile bilanciamento tra la legittima finalità di disincentivare il ricorso a questa pratica, e l’imprescindibile necessità di assicurare il rispetto dei diritti dei minori, nei termini sopra precisati – non può che spettare, in prima battuta, al legislatore, al quale deve essere riconosciuto un significativo margine di manovra nell’individuare una soluzione che si faccia carico di tutti i diritti e i principi in gioco. Di fronte al ventaglio delle opzioni possibili, tutte compatibili con la Costituzione e tutte implicanti interventi su materie di grande complessità sistematica, questa Corte non può, allo stato, che arrestarsi, e cedere doverosamente il passo alla discrezionalità del legislatore, nella ormai indifferibile individuazione delle soluzioni in grado di porre rimedio all’attuale situazione di insufficiente tutela degli interessi del minore” conclude la Corte.
Ma se l’indifferibile individuazione delle soluzioni, per biechi interessi politici viene sistematicamente, scientemente, strumentalmente, cinicamente differita, chi tutela Vittoria, la cui situazione è molto più complessa rispetto a quella, in generale, dei figli di maternità surrogata?
L’ha tutelata il Sindaco di Padova, dovrà tutelarla il Tribunale di Padova, con una decisione che non è affatto scontata, come raglia in coro la destra invocando la “legge”.
Quello che possiamo fare noi, piccolo partito, è metterci a disposizione, perché è un’ingiustizia enorme, raccogliendo fondi, fornendo assistenza legale (io per quel che vale ci sono, ad esempio) oppure contribuendo alle spese.
Per Vittoria, Vanessa e Cristina e le altre 32 famiglie.